NAPOLI – Nel comune sentire la Regione Sicilia detiene saldamente la palma dell’istituzione pubblica che più “coccola” i suoi membri. Come dimenticare, ad esempio, le spese funebri che il parlamentino di Palermo prevede, pagate con soldi pubblici, per i suoi rappresentanti e i loro cari. Ma, visto che al peggio non c’è mai fine, i “soliti” Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno scoperto che c’è un’amministrazione regionale che, se non è in grado di battere la Sicilia in tema di “coccole”, se la gioca almeno ad armi pari: la Campania.
Esiste infatti una leggina, datata febbraio 2005, e passata con formula “urgente” (mancava poco alle elezioni), che garantisce ai consiglieri regionali campani la possibilità di cumulare, cioè sommare, cioè prendere insieme, la pensione da consigliere regionale e il reddito da parlamentare. Una legge che perfino la Sicilia, sull’onda dello scandalo di sei parlamentari scoperti nel 2006 a percepire contemporaneamente l’indennità da onorevole e la pensione da ex consigliere, ha dovuto cancellare. Anche se non senza reazioni: il divieto, scattato solo dal 1 gennaio 2011, è stato impugnato da un gruppo di ex consiglieri (fra cui l’ex ministro democristiano Calogero Mannino) davanti alla Corte dei Conti. Dalla regione Campania, non senza difficoltà, si riesce a sapere che i titolari di «assegni vitalizi diretti» sono 172, più 53 titolari di «assegni vitalizi di reversibilità». Tradotto in euro, il totale mensile lordo erogato a settembre 2011 è stato di 1 milione 164 mila 986 euro e 12 centesimi. Cioè una media di 5.177 euro e 71 cent: oltre sei volte i 799 euro della pensione media erogata dall’Inps.
Quello che non si può però sapere, almeno dall’amministrazione campana, è chi siano i beneficiari di cotanta generosità regionale. Chi siano cioè quelli che cumulano il doppio reddito. E non lo si può sapere perché, oltre al danno di regalare i soldi pubblici la Regione Campania ora confeziona anche la beffa. Ai due giornalisti del Corriere che chiedevano chi fossero i fortunati titolari del doppio stipendio la Regione ha infatti risposto che «circa la richiesta dell’elenco dei nominativi dei singoli ex Consiglieri ed ex Assessori, si è provveduto ad inoltrare specifica richiesta di parere al Garante per la Protezione dei dati personali, nella urgenza di una normativa di riferimento non sufficientemente chiara riguardo alla fattispecie». Firmato: il «capo di gabinetto avv. Raffaele Ambrosca». Giustamente si potrebbe dire che il pudore, in questo caso, ha avuto la meglio perché, come ricordano gli stessi Rizzo e Stella il Garante per la privacy ha già risposto! Quattro anni fa. Spiegando che il presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige Franz Pahl aveva torto marcio a rifiutarsi di dare i nomi dei 183 ex «deputati» locali che ricevevano vitalizi (5.054 euro al mese) che pesavano sul bilancio per 11.100.186 euro.
Irritata per come veniva «spesso lamentato che le pubbliche amministrazioni giustificano la propria decisione di non fornire informazioni ai giornalisti dietro una supposta applicazione della legge sulla privacy», l’Authority ribadì di aver già detto che la legge 675/96 sulla tutela dei dati sensibili e poi il «Codice privacy» non avevano affatto «inciso in modo restrittivo sulla normativa posta a salvaguardia della trasparenza amministrativa». Quindi «la disciplina sulla tutela dei dati personali non può essere in quanto tale invocata strumentalmente per negare l’accesso ai documenti». Insomma, un conto sono i dati sui gusti sessuali, le malattie, la fede religiosa, un altro le «situazioni patrimoniali di coloro che ricoprono determinate cariche pubbliche o di rilievo pubblico».
La simpatica legge in questione è stata partorita, come detto, a febbraio 2005. Mancavano poche settimane al voto per il rinnovo del Consiglio che avrebbe confermato Antonio Bassolino. Un batter d’occhio e la legge passò con i requisiti della «dichiarazione d’urgenza». Il giorno dopo, 16 febbraio, era già sul bollettino ufficiale, con la firma del governatore Bassolino. Di urgente c’era un ritocco ai vecchi provvedimenti regionali sulle indennità e i benefit per i consiglieri. E in particolare un comma contenuto nelle norme introdotte nel giugno 1996, quando era governatore l’ex msi Antonio Rastrelli. Diceva quel comma: «L’erogazione dell’assegno vitalizio è sospesa qualora il titolare venga eletto al Parlamento europeo, al Parlamento nazionale o ad altro Consiglio regionale».
Bene, quel giorno la disposizione fu «urgentemente» cancellata con un tratto di penna. E da allora gli ex consiglieri regionali della Campania eletti onorevoli, senatori o deputati europei possono cumulare all’indennità parlamentare il vitalizio della Regione, che viene loro corrisposto dopo soli cinque anni di mandato anche all’età di 55 anni. Da allora per riscuotere il vitalizio senza patire alcuna penalizzazione, al consigliere regionale che ha fatto almeno due mandati sono sufficienti 55 anni di età anziché 6o. Per chi ne ha fatto uno solo continuano a valere le vecchie regole: si va anche a 55, ma con una riduzione per ogni anno che manca al sessantesimo. Cinquantacinque anni: dieci anni in meno di quelli pretesi per tutti gli altri cittadini italiani. Dopo la denuncia del Corriere il governatore Campano Stefano Caldoro, sentito dal quotidiano di via Solferino, ha confermato di essere a conoscenza della cosa, e ci mancherebbe. E ha promesso che la “leggina” sarà quanto prima tema di discussione in Consiglio e che verrà cancellata: “La procedura per abrogarla va calendarizzata subito. Il presidente del Consiglio regionale lo farà”. Ed ha anche sostenuto, Caldoro, di essere per la pubblicazione dei nomi di chi il doppio emolumento percepisce: “Io sono per renderli pubblici attraverso la rete. Come ho già voluto si facesse con i redditi di assessori e consiglieri”. L’abrogazione si farà e i nomi sarebbero da pubblicare. Intanto i due redditi si possono sommare e si sommano e i nomi vengono tenuti nel cassetto.