ROMA – Le lobby esistono, e prova ne sono alcuni emendamenti presentati in questi giorni al decreto-assicurazioni. Una pioggia di proposte di modifica pressoché identiche tra loro, e questo è il punto che fa supporre l’esistenza di una strategia unica ed esterna, presentate dal Pd come da Forza Italia ma, sorpresa sorpresa, anche dagli irreprensibili grillini.
Il tema della questione è quello della carissima assicurazione auto. Carissima nel senso stretto, anzi strettismo del termine, cioè quella che presenta agli assicurati il conto più salato di tutto il vecchio continente. Da anni e forse più gli italiani si lamentano di questo stato di cose, del peso insopportabile del costo dell’Rcauto. Lamentele che sono largamente rimaste inascoltate con aumenti che, ogni anno, fanno lievitare il conto per gli automobilisti.
Le compagnie di assicurazione, nonostante l’evidenza dei numeri, hanno spesso sostenuto che non è vero che i costi italiani delle assicurazioni sono eccessivi e, quando sono stati costretti a riconoscerlo, hanno spesso scaricato la responsabilità sulla scarsa onestà degli assicurati: “Troppe frodi”, è una delle giustificazioni per il costo dell’Rcauto.
E tra i tanti, sinora vani tentativi di mettere un freno al prezzo delle polizze, è da poco arrivata la scatola nera. Quel simpatico oggettino che, montato in auto, consentirebbe di registrare il comportamento alla guida dell’assicurato, riconoscendo così facilmente in caso d’incidente dove sia il torto. Con l’applicazione di questo strumento, si sono promessi sconti sostanziosi.
E la questione è ora in discussione alla Camera che, attraverso le “Disposizioni in materia di assicurazioni Rcauto”, dovrebbe riscrivere il Codice delle Assicurazioni datato 2005. Al testo, ora all’esame della commissione Finanze e Attività Produttive della Camera, sono stati presentati la bellezza di 400 emendamenti. Proposte di modifica arrivate ovviamente da ogni parte, da destra come da sinistra. E sin qui nulla di strano.
Lo strano arriva entrando nel merito delle proposte di modifica, prendendosi la briga di leggerli. E, come segnala su La Stampa Antonio Pitoni, leggendo gli emendamenti si scoprono delle somiglianze tanto sospette quando sorprendenti.
“E’ il caso – scrive Pitoni – dell’8.468 (dei grillini Colletti, Pesco, Pisano) praticamente identico agli 8.95 (Sandra Savino Fi), 8.313 (Russo, Fi), 8.545 (Totaro, Fdi), 8.513 (Tartaglione) e 8.13 (Valiante, Pd): se nel testo del governo le risultanze del dispositivo ‘formano piena prova nei procedimenti civili’, in quello dell’emendamento ‘sono liberamente valutate dal giudice’”.
Un innamoramento per i giudici che rapisce democratici, forzisti, grillini e altri.
E questo non è che uno dei casi, forse il più clamoroso vista la presenza dei grillini in quella che sarebbe una maggioranza che va dal Pd a Fi passando per il M5S. Altri emendamenti poi, proposti sempre in fotocopia da maggioranze assai singolari ed eterogenee, puntano a modificare diversi punti che da sempre o quasi sono mal visti dall’associazione degli assicuratori. O la pensano tutti incredibilmente allo stesso modo, o un suggerimento arriva dall’esterno.