Sangue tipo zero cuore saldo, gruppo Ab cuore fragile: tu che sangue sei?

HARVARD – Dimmi di che gruppo sanguigno sei e ti dirò quante possibilità avrai di ammalarti di cuore. E’ questa l’idea, affascinante, venuta in mente ad un professore dell’università di Harvard: e se ai diversi gruppi sanguigni dell’uomo fosse legato un diverso fattore di rischio di presentare malattie cardiovascolari? Secondo il professore Lu Qi una relazione c’è. Chi si deve preoccupare davvero sono i possessori di gruppo AB, sereni invece possono dirsi coloro che vantano un bel gruppo 0.

Secondo la tesi elaborata dal professore del dipartimento della nutrizione della celebre università americana, chi possiede il gruppo AB è molto meno fortunato di chi ne possiede uno di gruppo 0 perché avrebbe ben il 23 per cento di probabilità in più di andare incontro a malattie cardiovascolari. Per chi è B il rischio aumenterebbe dell’11 per cento e per gli A l’incremento sarebbe del 5 per cento, sempre prendendo il gruppo 0 come punto di riferimento, come parametro migliore e condizione che presenta il minor rischio di presentare simili malattie.

La ricerca non è definitiva e quindi aspettino i possessori di gruppi A e B, e peggio AB, a votarsi a qualche santo. Cerca comunque lo studio americano, presentato sulla rivista “Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology”, di individuare nuovi fattori di rischio, di trovare nuovi marker che possano segnalare il maggiore o minore rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari come infarti, ictus e via dicendo. La nostra capacità di “prevedere” questo tipo di malattie è infatti ancora legata al famoso studio di Framingham che, dagli anni cinquanta, ha messo sotto controllo tutta la popolazione di questa cittadina nei pressi di Boston con l’obiettivo di individuare i fattori predisponenti le malattie del cuore o dei vasi. I fattori emersi e universalmente riconosciuti oggi sono l’età, il sesso (le donne sarebbero più protette rispetto agli uomini almeno durante il periodo fertile), la familiarità, l’ipertensione, l’obesità, il diabete, il fumo e la sedentarietà. Tutti elementi che senza dubbio e scientificamente predispongono ad incidenti cardiovascolari, ma purtroppo non con precisione scientifica. Troppe le eccezioni per ritenere questi esaustivi. Alcune delle persone che presentano queste situazioni di rischio infatti non si ammalano, mentre altre, che muoiono per incidenti cardiovascolari, non hanno né pressione alta, né colesterolo in eccesso, non sono obese né diabetiche, non fumano e fanno attività fisica.

Fattori che non riescono quindi a prevedere tutti i rischi, che certo danno un quadro per individuare soggetti più o meno a rischio ma a cui sfuggono evidentemente altri elementi. Da qui, da questa incompletezza, la necessità di trovare nuovi ed altri indicatori che possano aiutare a prevenire, a diagnosticare con adeguato anticipo il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari. Come i gruppi sanguigni, appunto, o come il calcio presente nelle arterie o come le patologie del microcircolo nelle donne a basso rischio o, ancora, come il dosaggio di certe proteine nel sangue.

Un capitolo a parte riguarda poi le donne, che non sono “uomini in miniatura” come spiega Adriana Bazzi sul Corriere della Sera nel pezzo che segnala l’ipotesi dei gruppi sanguigni, e hanno problemi diversi rispetto agli uomini. Le fumatrici hanno un rischio maggiore di malattie cardiovascolari rispetto ai fumatori e le diabetiche hanno tre volte più probabilità di ammalarsi di cuore rispetto alla controparte con la stessa malattia. Altro elemento che, nonostante l’ovvia diversità biologica tra sesso femminile e maschile, segnala ancora una volta l’inadeguatezza degli attuali parametri in uso oggi. Nel frattempo, voi, che gruppo sanguigno avete?

 

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Alessandro Avico