All’incauto ministro Padoan è sfuggita in un attimo di distratta sincerità. Era al convegno di Confindustria, diceva che la ripresa dell’economia italiana c’è ma è lenta, decisamente lenta e d’altra parte…Ecco, questo è il momento che gli sfugge, gli sfugge che può anche essere, anzi può proprio essere che sia “stagnazione secolare”.
E ce sarà mai ‘sta stagnazione secolare? E’ roba per palati fini, cuori forti, coscienze severe e magari anche un paio di libri letti (non del tipo Vespa o Crepet per capirci). Tutta roba che scarseggia o meglio non ha grandi quotazioni di mercato nel circuito della informazione/opinione. E quindi, per la tranquillità di Padoan, il suddetto circuito annusa la frase, dubita se valga un titolo o una polemica, annusa un coefficiente di complessità e quindi, sulla base di questo inconfondibile odore, passa oltre.
Stagnazione secolare è…i giapponesi ne stanno sperimentando una versione contemporanea e tutto sommato ancora francamente comoda da un paio di decenni. Stagnazione secolare è la condizione in cui gli umani tutti hanno vissuto per secoli, la maggioranza assoluta dei secoli vissuti dagli umani. Stagnazione secolare è quella cosa che i vivi di ogni età in Europa, e quindi in Italia, non hanno mai visto in vita e quindi pensano non esista.
E invece stagnazione secolare esiste ed è esistita eccome nella storia degli umani. Significa che le modificazioni nella produzione, consumo, reddito, risparmio, lavoro, condizioni materiali e qualità della vita sono lente, lentissime. Talvolta misurabili col metro delle generazioni o anche più. Significa che peer decenni e decenni si sta come si stava: stessi lavori, stessa produttività, stessi redditi, stesi salari, stessi consumi, stesse garanzie sociali.
Per la maggioranza dei secoli è andata così, tanto che gli umani affidavano le speranze del “meglio” più alle divinità che ai governi, ai sindacati, alle imprese, a se stessi. Non facciamola lunga: nel secolo scorso non è andata così. Nel secolo scorso tecnologia, produzione, consumi, redditi, salari, diritti sono aumentati a ritmi mai visti. Aumentavano quasi ogni anno. E aumentando quasi ogni anno e per un secolo (almeno in alcune parti del mondo, qui da noi di sicuro) ci hanno dato l’idea (ideologia?) che sia legge di natura, diritto naturale, legge scritta dell’economia e della storia degli umani che produzione, redditi, pil, salari, profitti etc crescano e crescano e crescano…Magari intervalli nella crescita chiamati crisi. Drammatici intervalli ma intervalli e basta.
Viviamo tutti in questa convinzione, cultura…ideologia. E invece può essere che crescita continua sia sostituita da stagnazione secolare. Può essere, ci sono indizi: 3.800 miliardi di dollari stampati dalla Fed a rianimare l’economia Usa e crescita del Pil Usa solo del 2 per cento. Cina che ovviamente non tiene il ritmo di una crescita a due cifre e declina verso più 6 per cento. Europa inchiodata a tassi di crescita da “rimpiazzo scorte”, un per cento senza arrivare a due.
Ci sono segnali e ci sono problemi: come si fa a mettere insieme una crescita mondiale in media del 4 per cento annuo (tasso minimo per soddisfare aspettative politico sociali) con l’obiettivo di non riscaldare il pianeta di più di 1,5 gradi altrimenti ci “cuociamo” tutti? Basterà la futuribile tecnologia a colmare la contraddizione?
In realtà non sta scritto da nessuna parte che la crescita continua sia nelle cose e nei diritti. Non sta scritto nella storia, nell’economia. Ma è stampato come dogma e legge nella nostra dimensione politico/sociale. Se solo venisse presa in esame la possibilità di una stagnazione secolare, cioè nessuna crescita, aumento, nessuno “meglio” dell’oggi, allora salterebbe l’intero sistema della politica, dell’informazione, della rappresentanza sociale, della pubblica opinione.
Governi, partiti, movimenti, sindacati, associazioni, tutti dalla Le Pen a Grillo, passando per Renzi per non dire di Salvini, tutti in tutta Europa fondano e poggiano la propria “novella” sull’assunto che andrà meglio, che si riparte, si “ricresce”. E la gente, gli elettori, i cittadini questo vogliono, questo credono sia loro sicuro diritto, magari negato dai “cattivi”, ma il diritto c’è. Se solo la mente collettiva osasse prendere in esame la stagnazione secolare andrebbero riscritti a fatica e a forza tutti i parametri e paradigmi comportamentali delle istituzioni e della gente.
Per cui lasciamo perdere, se la gente sapesse di tale ipotesi replicherebbe:stagnazione secolare a chi? A tua sorella!
Ah…a margine, sempre nello stesso convegno Confindustria si è registrata un’altra cosa che ristagna qui da noi. Questa però non ci fa paura e neanche sensazione e neanche emozione. Ristagna, fa parte del panorama, a nostro modo ci siamo affezionati. E’ l’evasione fiscale. A Confindustria calcolano che se solo (solo?) la dimezzassimo il Pil salirebbe del tre per cento circa, ci sarebbero circa 300.mila posti di lavoro in più perché si potrebbero abbassare le tasse a chi le paga.