ROMA – L’economia in nero e l’evasione sottraggono ricchezza al Paese, contrastarli aiuterebbe non poco a risanare i conti dell’Italia e sarebbe, senza ombra di dubbio, una battaglia a pieno titolo in nome di quell’equità sociale ricordata da Mario Monti nel suo discorso di accettazione dell’incarico. Il nodo è come. Oggi solo dai 2500 euro in su siamo costretti a pagare con assegni o carta di credito. Cioè solo i pagamenti oltre tale cifra sono tracciabili. Il nascente esecutivo potrebbe abbassare tale soglia a 2/300 euro. Da domani potremmo essere quindi obbligati a pagare molto, anche se non tutto, senza ricorrere alla cartamoneta. Dalle colonne del Corriere la Gabanelli suggerisce una via diversa: tassare il contante.
Milena Gabanelli, sul Corriere, domenica scorsa (13 novembre) ha suggerito una via differente da quella che sembra nei piani del nascente esecutivo per combattere sommerso ed evasione in un colpo solo: tassare il contante.
Se è vero che negli ultimi decenni si è cominciato a tassare di più quei beni e quelle attività che più costano alla collettività (pensiamo al tabacco, agli alcolici, all’ingresso dell’auto in città), allora esiste anche un principio sulla base del quale si possa tassare chi utilizza il contante, in quanto fattore generante costi e ingiustizia sociale. La tassa potrebbe essere applicata dalle banche in occasione di ogni prelievo e deposito. Tanto per dire, negli Stati Uniti si paga abitualmente il caffè da Starbucks con la carta di credito. Non solo, Starbucks si è attrezzato per accettare anche pagamenti mediante codici a barre che appaiano sul telefonino degli utenti che ne hanno richiesto il servizio. D’ altra parte, come si può pretendere che un consumatore, di fronte all’alternativa «120 euro con fattura/ricevuta, oppure 100 senza fattura» scelga di farsi fare la fattura? Se però al consumatore quei 100 euro «costassero» 150 a causa di una tassa sul contante … a quel punto preferirebbe chiedere la fattura e pagare 120 euro mediante assegno, bonifico, bancomat, ecc.. Se poi il consumatore potesse anche detrarre una percentuale di tali spese dalla propria dichiarazione dei redditi, lo farebbe ancora più volentieri. Anche dal lato degli operatori economici una tassa sul contante vanificherebbe il beneficio dell’evasione fiscale, poiché al momento del versamento in banca, si vedrebbero prelevare una cifra ben superiore a quella che avevano scontato al cliente. Quindi non converrebbe neanche a lui farsi pagare in nero. Certo, il contante si potrebbe sempre mettere in una valigetta e portare all’estero, ma a quel punto ricadiamo nelle norme sull’antiriciclaggio.
Idea non priva di una sua ratio, ma che difficilmente sarà adottata dal nuovo esecutivo che punterà, invece, su una maggiore tracciabilità dei pagamenti e del denaro. E’ abbastanza evidente che se tutti i pagamenti fossero effettuati tramite carta di credito, bancomat o assegno, sarebbe quasi impossibile pagare qualcosa in nero o fare dichiarazioni dei redditi clamorosamente false, la spesa stessa le smentirebbe meglio di qualsiasi redditometro. Ma se eliminare il denaro contante dalla circolazione in toto è impossibile e infattibile, quello che si può fare è ridurne di molto l’uso, abbassando appunto, quella soglia dei 2500 euro introdotta da Berlusconi e ora in vigore. La soglia potrebbe verosimilmente scendere ad una quota compresa tra i 2 e i 300 euro.
Una simile soglia renderebbe tracciabile una mole di pagamenti molto superiore a quella che oggi lo Stato “vede”. La Gabanelli contesta questo approccio: “Abbassare la soglia a 200 euro migliorerebbe un po’ la situazione, ma non troppo. Pensiamo al parrucchiere, al ristoratore, al falegname, al meccanico, al medico, al dentista, all’ idraulico, all’ estetista, ecc”. Resterebbero salve è vero queste categorie nel momento in cui si fanno pagare in nero “scontando” l’Iva, ma non sarebbero salve quando volessero portare in banca i proventi del loro lavoro. Se la soglia fossa abbassata a 2/300 euro anche il deposito fatto in contanti superiore a tale cifra sarebbe segnalato dall’istituto bancario all’autorità competente. Con tutte le relative conseguenze.
Abbassare la soglia dei 2500 euro sarà molto probabilmente la via che il nuovo governo sceglierà per combattere, o almeno tentare di, evasione e sommerso. Si stima che queste due voci valgano circa il 20% del Pil, recuperare risorse da questo “settore” sarebbe di certo il modo più giusto per far quadrare i conti, a prescindere dal “come”.
