Tasse: in sei milioni ne pagano la metà. Da 2 contribuenti su 3 poco e niente

ROMA – Qui non si fa la solita, giustificatissima e sacrosanta, ma sempre solita lagna sull’evasione fiscale. Qui non si piange su chi le tasse non le paga e le fa pagare agli altri. Qui non si maledice l’evasione fiscale che pure è la maledizione di questo paese. Qui si fanno i conti su e tra chi le tasse le paga e si scopre senza ombra di dubbio che a pagare davvero tasse, troppe tasse, sono relativamente in pochi. Tra esenzioni, aliquote basse e minime, dichiarazioni realistiche o immaginarie dei redditi percepiti, due italiani su tre di tasse ne pagano poco o niente. Il più delle tasse pagate grave su sei milioni di contribuenti su 41.

Dieci milioni di contribuenti dal pagamento tasse sono di fatto esentati e il 14% dei contribuenti tutti, l’appena 14% che dichiara redditi superiori ai 35mila euro annui, pagano il 53% di tutta l’ Irpef. Tante e soprattutto troppo onerose, con un livello di pressione fiscale da record. Queste sono le tasse italiane. Per chi le paga naturalmente. Perché è vero che le tasse da noi pesano moltissimo, ma su pochi. Due contribuenti italiani su tre pagano infatti poco o niente. Ecco perché una pressione fiscale teoricamente insostenibile diviene sostenibile, ed ecco perché a tasse alte non corrispondono servizi adeguati.

I dati appena pubblicati dal ministero dell’Economia sul suo sito (www.finanze.gov.it) raccontano di un’Italia fatta di contribuenti sostanzialmente poveri che pagano relativamente molto poco come imposte e di pochi, pochissimi contribuenti benestanti e solo occasionalmente ricchi, che pagano invece il grosso del conto che il fisco ogni anno presenta.

Un Paese teoricamente perfetto, giusto ed equo. Non fosse che solo alcuni dei suoi abitanti sono “costretti” a dichiarare tutti i loro guadagni e a pagare tutte le tasse e non fosse che molti, in toto o in parte, le tasse le evadono. Raccontano poi, i dati, di un Paese dove la pressione fiscale si aggira tra il 45 e il 50%, tra le più alte d’Europa e del mondo, e dove il welfare non è certo al livello dei paesi scandinavi. E di un paese che, nonostante le dichiarazioni dei redditi più che magre, sembra avere un tenore di vita al di sopra di quelle che dovrebbero essere le sue possibilità.

I numeri dicono che i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi ai fini Irpef sono stati nel 2011 41,3 milioni, lo 0,5% in meno rispetto al 2010. Il reddito medio denunciato è stato di 19.655 euro (+2,1%), in linea con l’andamento del Pil nominale, ma metà dei contribuenti non ha superato i 15.723 euro. Il 90% dei contribuenti ha poi redditi non superiori a 35.601 euro. E sono pochissimi coloro che dichiarano più di 100 mila euro: appena 428.032, pari all’1% di tutti i contribuenti e ancor meno, ovviamente, quelli che hanno dichiarato oltre i 300 mila euro: 31.752 contribuenti, lo 0.08% del totale. Pochissimi dunque i ricchi, praticamente una rarità, ma davvero pochi anche quelli che a giudicare dai redditi si possono definire benestanti.

Quasi 21 milioni di lavoratori contribuenti hanno poi dichiarato un reddito medio di 20 mila euro e hanno pagato mediamente 5.340 euro di Irpef, equivalente ad un carico fiscale di circa il 26%, non insostenibile, e 15 milioni di pensionati con un reddito medio di 18.910 euro hanno versato un’imposta di quasi 4.500 euro a testa. Ci sono poi 722.114 lavoratori autonomi (dei quali 458 mila professionisti) che hanno dichiarato redditi medi pari a 42.280 euro, quasi 200 mila imprenditori in contabilità ordinaria con redditi di 29 mila euro e un milione e mezzo in contabilità semplificata con redditi di 17 mila euro.

E se quelli che guadagnano di più detengono la fetta maggiore del reddito, il 5% più ricco detiene il 22,9% del reddito complessivo, è vero anche che pagano un conto assai salato. Sui 40 e passa milioni di contribuenti quasi un quarto di questi, cioè 9.7 milioni, non paga un euro di Irpef o per via di redditi molto bassi o perché ha azzerato l’imposta con le detrazioni. I restanti 30 milioni, 31.6 per l’esattezza, si dividono poi così: quelli con un reddito superiore a 35 mila euro, che sono appena il 14% del totale, pagano il 53% dei 152,2 miliardi di Irpef, mentre il restante 86%, che ha dichiarato meno di 35 mila euro, versa il 47%. I 30 mila contribuenti che hanno dichiarato più di 300 mila euro, infine, pagano il 4,8% del totale dell’Irpef.

Oltre la metà del peso totale dell’imposta sul reddito italiana è pagata quindi da meno di 6 milioni di contribuenti su oltre 41 totali. Tasse insostenibili quindi, ma per davvero pochi. Mentre molti sono quelli che al fisco fuggono, secondo la stima dell’Agenzia delle Entrate ogni hanno sono 120 i miliardi di euro che vengono sottratti alle casse dello Stato, poco meno del totale Irpef che ogni anno i cittadini onesti pagano.

Chi non evade finisce quindi per pagare anche per gli evasori. Ed entrando nel dettaglio le fonti di reddito che contribuiscono maggiormente all’Irpef sono il lavoro dipendente (54,5% dell’imposta) e da pensione (25,5%), per un totale dell’ 80% del gettito. Dal lavoro autonomo viene invece appena il 6,7%, dal reddito d’impresa il 3,5%, dai fabbricati il 3,9% mentre solo lo 0,8% è il contributo dei redditi da capitale.

 

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Emiliano Condò