ROMA – “Buongiorno signora, la chiamo da parte della ditta di aspirapolveri tal dei tali per proporle un’imperdibile offerta pensata apposta per lei, un’occasione unica che solo oggi può cogliere e bla bla bla…”. E all’altro capo del telefono il classico tono stanco/irritato, a seconda dei momenti, che ripete come un mantra “No grazie, non mi interessa”. Una scena comune nelle case e nelle vite degli italiani, una scena che però, grazie al nuovo regolamento per il telemarketing in vigore dal primo febbraio, dovrebbe diventare più rara.
E’ capitato a tutti, e soprattutto a chi trascorre molto tempo a casa, di essere interrotto, disturbato, svegliato o comunque di rispondere a delle telefonate di aziende che tentavano di vendere il loro prodotto e, la vendita per telefono, si chiama appunto telemarketing. Delle regole per questo settore già erano state introdotte in passato ma, evidentemente, senza grossi risultati. Una nuova regolamentazione, basata sull’opt-out, è stata quindi varata lo scorso primo febbraio. Basata sull’opt-out vuol dire che sarà l’utente che non vuole essere chiamato per offerte commerciali a dover dichiarare questa sua volontà e non il contrario, come chiedevano le associazioni dei consumatori, che sarebbe l’opt-in laddove è l’utente che vuole ricevere proposte che deve dichiarare la propria disponibilità. Sarebbe stata forse più logica la linea voluta dai consumatori, ma almeno oggi esiste una via per uscire dal sistema. Fedeli però al detto “fatta la legge, trovato l’inghippo”, anche questo nuovo regolamento nasconde delle “porte secondarie” da cui le telefonate indesiderate potrebbero rientrare.
L’utente che non vuole seccature deve registrarsi, con un procedimento incredibilmente semplice trattandosi di burocrazia italica, sul Registro Pubblico delle Opposizioni (consultabile e utilizzabile via Internet all’indirizzo www.registrodelleopposizioni.it). Accedendo a questo sito, semplice e chiaro, vengono offerti più metodi di iscrizione al registro stesso: a seconda dei gusti si può scegliere se usare una mail, un modulo web, un fax, una raccomandata o se chiamare un numero verde (800.265.265). A questo punto chi vuole fare campagne di telemarketing dovrà contattare con 15 giorni di preavviso il Registro e consegnare la lista dei numeri di telefono che intende contattare. Il Registro cancellerà i numeri “protetti”. Se un utente “protetto” riceve lo stesso la chiamata, il telemarketer può subire una multa da 30mila euro per ogni chiamata irregolare, fino a 300mila euro. Basterà una segnalazione al Garante della Privacy, indicando ora e oggetto della campagna pubblicitaria e possibilmente l’interlocutore. Per gli utenti non inseriti nel registro, comunque, sono stati fissati limiti per gli orari e i giorni in cui effettuare le chiamate e l’operatore dovrà comunicare come è venuto a conoscenza del numero e per conto di chi chiama. Se un abbonato poi chiede di non essere più disturbato, l’azienda dovrà rispettarne la volontà anche se non è iscritto nel Registro. Inoltre è stato imposto alle compagnie telefoniche di avvisare sia gli utenti che stipulino un nuovo contratto, sia i vecchi abbonati, che se lo desiderano possono essere inseriti nel Registro. Nei prossimi mesi, dunque, insieme alla bolletta telefonica dovrebbe arrivare un’informativa in merito che spiega le novità.
Tutto perfetto, un sistema di facile accesso per l’utente, chiaro e veloce. Ma c’è un codicillo. Il classico codicillo che rischia di minare tutto il sistema. Restano infatti legittime tutte le chiamate commerciali per cui in passato si sia dato un consenso scritto o registrato agli operatori. Un discorso che vale, per esempio, anche per i dati raccolti con le tessere sconto dei supermercati o dei negozi di noleggio delle videocassette e simili. Dati che, oltretutto, possono essere venduti ad altri operatori e quindi, partendo magari dal supermercato di fronte casa, tornare sino all’azienda di aspirapolveri che da sempre ci tormenta. Vanificando tutto il sistema. Uscire dalla porta per rientrare dalla finestra.