Finite le ideologie, sono finite anche le idee. Dobbiamo tornare alla storia, alla nostra identità per guardare al futuro sostiene Salvatore Sfrecola in questo articolo pubblicato anche sul suo blog, Un Sogno Italiano..
Dopo aver esaltato la fine delle ideologie ci siamo accorti che sono finite anche le idee, intese come linee guida dell’azione politica e sociale dei partiti e dei movimenti che hanno l’ambizione di agire nella società. Accade così che, a corto di idee, la politica sia vittima di interessi economici o personali, interni o internazionali, comunque di indicazioni che non sono contenute all’interno di una visione equilibrata e prospettica della società e dello Stato.
In questa condizione è sempre più necessario ricostruire un tessuto morale che faccia capo a valori nei quali la società italiana si è riconosciuta nel tempo attraverso l’azione di uomini politici e di cultura, di storici, filosofi, scienziati i quali hanno fatto grande il nostro Paese, ricordati ovunque nel mondo, spesso molto più che in Italia. Sono i valori che disegnano la nostra identità come popolo.
È necessario dunque, riandare alla nostra storia, al nostro passato perché, come ha scritto Andrea Carandini, archeologo e storico dell’arte greca e romana, “Il nuovo dell’Italia è nel passato” (Laterza, Bari, 2012), chiedendosi come si possa progettare un futuro, anche il più audace e tecnologicamente spregiudicato, se non si è consapevoli del passato che ci ha preceduto ma che tuttavia perdura in noi. I beni culturali sono, con l’istruzione e la ricerca non la ciliegina sulla torta, bensì la torta stessa dell’Italia futura. “Il nostro paesaggio – ha scritto – sono gli avi, siamo noi, e il futuro dei nostri figli. Soltanto 83 generazioni ci separano dalla fondazione di Roma: sono queste generazioni le simboliche autrici delle nostre campagne e città. Non possiamo annientarle distruggendo in poco tempo millenni di fatiche e di ingegno”.
Che senso hanno queste considerazioni oggi nel 2016 per i giovani dei quali questa Italia spesso è matrigna perché non consente loro di esprimere, attraverso il lavoro che costituisce l’espressione delle loro aspettative professionali maturate nei lunghi anni trascorsi sui banchi di scuola? La consapevolezza della nostra storia deve costituire un obiettivo concreto, alla base di una progettualità attuale nella gestione di questo immenso patrimonio fatto non soltanto di ruderi illustri, sia pure straordinaria evocazione di uomini e di fatti, di opere d’arte e della storia del Paese non è molto spesso nella conoscenza dei giovani ed anche dei meno giovani. E conseguentemente non c’è la consapevolezza della necessità di valorizzare e di rafforzare il legame fra loro, noi e il nostro territorio. Perché l’Italia se veramente èIl Bel Paese, come è stato riconosciuto lungo i secoli per le caratteristiche dell’ambiente naturale è anche di una bellezza variegata in relazione alle diverse condizioni climatiche delle varie aree geografiche, in conseguenza della specifica configurazione orografica, della vicinanza al mare, della presenza dei laghi e dei fiumi. Sicché ognuno di noi, pur nella consapevolezza della bellezza dell’intero territorio nazionale e della storia che l’ha caratterizzato è anche chiamato a riflettere ed a ripensare sulle storie e sulle bellezze del territorio nel quale vive. Di questa consapevolezza si notano, per la verità, alcuni esempi che ci sono dati da alcune realtà locali che, anche se a fini prevalentemente turistici, valorizzano antiche manifestazioni risalenti nel tempo, quali giostre di vario genere e di varia denominazione come le varie Quintane. Ma altre sono le iniziative che potrebbero essere assunte anche con riferimento agli episodi storico politici e militari oppure a ricorrenze collegate alla vita e all’opera di pittori, di poeti, di musicisti che ovunque hanno vissuto e operato.
L’invito dunque è alle giovani generazioni perché si impossessino della loro storia, della storia delle loro contrade che sono la ricchezza di questo Paese e ne assumano la consapevolezza in una proiezione futura, non soltanto di gestione e fruizione dei beni culturali e della storia a fini economici ma anche come base di una elaborazione di idee che consentano di migliorare il futuro d’Italia e degli italiani, soprattutto dei giovani dai quali ci si attende l’indicazione di prospettive di sviluppo per crescere e per essere presenti nel contesto delle nazioni con la consapevolezza della tipicità del nostro Paese. Questa consapevolezza arricchisce l’Europa perché le sue radici stanno nella storia dei singoli paesi, nella cultura greco romana, nell’elaborazione del pensiero che lungo i secoli ha prodotto opere di straordinaria importanza nell’affermazione dei diritti delle persone e delle formazioni sociali nelle quali, come afferma la nostra Costituzione, si svolge la personalità degli italiani.
È la sfida del nostro tempo, è la risposta civile al tentativo di confondere le storie dei popoli agevolata da una immigrazione incontrollata la quale non ha la consapevolezza della civiltà nella quale pure tenta di inserirsi esclusivamente per motivi di carattere economico e forse politico se, come taluno teme, dietro questo grande esodo dall’Africa e dall’Oriente, si può intravedere una strategia di penetrazione dell’Occidente che ha perduto la consapevolezza delle sue radici storiche. Lo stesso fatto che gli attentati in Francia o nel Belgio siano stati posti in essere da soggetti residenti, cittadini di seconda o terza generazione, dimostra la difficoltà della integrazione di culture diverse, talune orgogliose delle proprie radici altre, le nostre, che hanno svenduto la propria identità. Sicché l’Occidente corrotto stimola, soprattutto negli islamici, l’azione violenta in una ribellione che ha alla base il disprezzo per chi non è consapevole della propria storia.