ROMA – Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog Un sogno italiano, con in titolo “L’indipendenza dei giudici tra l’essere e l’apparire”.
Infine il Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, titolare dell’inchiesta sull’incidente ferroviario di Andria con morti e feriti, ha rinunciato all’incarico. Dopo che su Facebook erano state pubblicate, postate come si dice, foto che dimostravano una notevole familiarità con un avvocato, difensore di uno dei capostazione indagati. Il magistrato ha lasciato l’inchiesta ma non potrà evitare che del suo caso si occupi il Consiglio Superiore della Magistratura. La procedura, infatti, è stata avviata.
La vicenda porta nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica una questione antica, oggi enfatizzata dalla possibilità di diffusione delle notizie anche personali sui mezzi di comunicazione di massa, quella della indipendenza dei magistrati, giudici e pubblici ministeri, un requisito minimo, essenziale per chi amministra la giustizia. Un requisito che la Magistratura stessa è da sempre impegnata a tutelare, considerato che il comportamento e, quindi, l’immagine di ognuno ricade sull’immagine di tutti.
Un’indipendenza che deve essere osservata non solamente nel concreto esercizio delle funzioni, giudicanti o requirenti, ma che occorre sia evidente, secondo la regola antica che non basta essere indipendente, è necessario anche apparire tali agli occhi della gente. E non c’è dubbio che il PM che oggi ha rinunciato all’inchiesta è stata imprudente avendo consentito ad un avvocato confidenze che neppure in un luogo privato, in presenza di altre persone, dovevano essere permesse, tra l’altro testimoniate da più foto pubblicate sempre sui social network.
Allo stesso tempo l’avvocato ha dimostrato gravissima scorrettezza, in particolare se fosse effettivamente legato da un rapporto di amicizia al magistrato, mettendola in una condizione di gravissimo imbarazzo, a meno che non si sia comportato in tal modo per ottenere il risultato di eliminare quel Pubblico Ministero dalla sua strada. Ipotesi che, allo stato, non è sorretta da alcun indizio.
Ingenuità o malafede non conta. Il danno all’immagine della Giustizia è fatto, perché resta nell’immaginario di chi ha visto quelle foto la possibilità di rapporti non limpidi, e si sente legittimato a generalizzazioni ed illazioni ingiuste.