Referendum e riforme di Renzi: ci vuole un colpo d’ala, non gli slogan inconsistenti di Alessia Morani

Referendum e riforme di Renzi, ci vuole un colpo di ala, non gli slogan inconsistenti di Alessia Morani, commenta Salvatore Sfrecola. Nella foto Alessia Morani con Ciriaco De Mita a un dibattito in tb a In Onda

Istruttivo, a In Onda, la trasmissione serale di approfondimento deLa7 condotta da David Parenzo e Tommaso Labate, il dibattito tra Ciriaco De Mita e Alessia Morani. La storia ed i ragionamenti dell’anziano ma lucidissimo leader democristiano e gli slogan inconsistenti della giovane esponente del Partito Democratico, un confronto inframmezzato da richiami ad un precedente intervento, nella stessa trasmissione il giorno precedente, di Massimo D’Alema, impietoso nei confronti del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e della revisione della Costituzione.

D’Alema con in mano il libretto che riproduce la legge di revisione costituzionale ne sottolinea la complessità e la farraginosità e, pertanto, la difficoltà per il cittadino di decidere. Quello che noi abbiamo riassunto in una parola “truffa”, perché si chiama a votare chi non è in condizione di comprendere a fondo il testo e le sue conseguenze sul funzionamento delle istituzioni e sulla vita democratica del nostro Paese.

Ma torniamo al dibattito De Mita – Morani. Di fronte alla parlamentare del PD che continuava ossessivamente a ripetere gli slogan di Renzi sulla semplificazione e la governabilità, che sarebbe assicurata dalla revisione della Costituzione senza spiegare perché e come, un De Mita a tutto campo dimostra il contrario, la vitalità della vita democratica negli anni passati e la capacità di quei governi e di quei parlamenti di innovare coraggiosamente, anche in tempi brevissimi. Ha ricordato il caso della “riforma agraria” varata dalle Camere un paio di mesi dopo la presentazione del relativo disegno di legge da parte di De Gasperi.

E, poi, il metodo del confronto, costantemente praticato da Aldo Moro con tutti coloro dei quali desiderava la convergenza, come al tempo della previsione di un’apertura a sinistra. Palese confronto con Matteo Renzi che, invece, non dialoga, soprattutto con i sindacati e le altre parti sociali se non è scontata, in anticipo, l’adesione alle sue iniziative che impone senza adeguata riflessione, sicché il malessere è vasto e la popolarità del giovane leader del Governo e del Partito Democratico in costante discesa.

Istruttivo il confronto tra due modi di concepire la democrazia, quello del confronto e della riflessione e quello dell’imposizione, che assume la novità come un bene per definizione indipendentemente dal contenuto del nuovo. E così, a furia di mozioni di fiducia, il premier ci inonda di norme a suo giudizio dagli effetti taumaturgici quando, invece, denunciano la estrema modestia delle nuove disposizioni, spesso confuse e inconcludenti, come in materia di pubblica amministrazione dove i nodi cruciali sono ancora irrisolti, come i tempi dell’azione amministrativa, un fardello che grava su cittadini ed imprese.

Mentre mancano iniziative dirette alla crescita del Paese che annaspa in una crisi economica che avrebbe richiesto un colpo d’ala, una strategia di impiego di grandi risorse pubbliche e private per invertire il tratto negativo della crisi economica per perseguire obiettivi di sviluppo, il che vuol dire nuova occupazione ed incremento dei consumi. Due elementi dell’economia che si condizionano vicendevolmente, nel senso che l’aumento dei consumi facilita l’incremento della produzione che, se stabile, determina nuovi posti di lavoro dai quali discende naturalmente una ulteriore sollecitazione ai consumi. Ma anche al risparmio.

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Marco Benedetto