Opinioni

Salvini e Di Maio cari ci costano: 8 miliardi per spread, 100 in Borsa, Ilva, pensioni…

Salvini e Di Maio cari ci costano: 8 miliardi per spread, 100 in Borsa, ilva, pensioni… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Salvini e Di Maio, quanto ci sono già costati? La risposta che ci dà Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini e Business, è desolante. 8 miliardi per spread, 100 in Borsa, ilva, pensioni…Finora hanno solo tolto la penione a Cicciolina [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].

Discutere con loro non serve. In parte perché non sanno quel che dicono e poi perché hanno in testa dei disegni folli. E ci stanno costando un patrimonio.

Sono al governo da 100 giorni e la Borsa italiana ha già perso grosso modo 100 miliardi: un miliardo al giorno. Credo che sia un record planetario.

Senza contare lo spread. Da quando ci sono loro al governo, è più che raddoppiato, salendo da 120 a oltre 280, il che fa 8 miliardi di interessi, 1 punto e mezzo, in più all’anno sul debito pubblico.

Gli interessi sul debto pubblico lio paghiamo pur sempre noi, o meglio quella metà di noi che paga le tasse. E in Borsa non ci sono solo i soldi dei Paperoni (come direbbe quello sciagurato di Di Maio), ma anche piccoli risparmiatori e fondi pensione. In ogni caso, poi, in Borsa si finanziano le aziende: 100 miliardi in meno sono tutti investimenti che non vedremo mai, ammodernamenti aziendali che non si faranno, posti di lavoro che non ci saranno.

La tragica vicenda dell’Ilva ci costa un milione al giorno. Di Maio tentenna, accusa l’universo mondo, e non decide: in sostanza ci è già costato 100 milioni più tre mesi di angoscia per le famiglie dei 20 mila lavoratori del complesso siderurgico. Calenda, che è un signorino intelligente e ben educato, cerca di discutere con Di Maio, ma sbaglia: va solo mandato a cagare. Ogni giorno ogni ora, ogni volta che apre bocca. E va indicato alle folle per quello che è: uno che non sa quello che dice.

Uno che dice alle agenzie di rating, che danno i voti a tutti i governi del mondo e alle aziende, che lui non si farà ricattare e che starà sempre dalla parte dei cittadini: è come quel tale che di fronte a un 4 in latino e greco dica: “Scelgo la mamma”.

Il suo compare, Salvini, non è da meno.

Nel governo gialloverde c’è una legge non scritta: se i 5 stelle fanno una scemenza, automaticamente i leghisti acquisiscono il diritto di fare un’altra scemenza. E quindi ecco Salvini che insiste sulla legge per la legittima difesa, il diritto di sparare: come se questa fosse un’emergenza nazionale.

Entrambi sostengono, con l’aria di aver scoperto l’elisir di lunga vita, che qui serve un maxi piano infrastrutturale per rilanciare l’economia Evviva. Franco Giavazzi ha spiegato loro che in bilancio ci sono già 150 miliardi (quasi il 10 per cento del Pil) per opere come scuole, ponti strade. Sono già stati approvati anche da Bruxelles. Quindi si possono spendere a partire da domani mattina e mercoledì i cantieri potrebbero aprire. Bisogna solo convincere regioni e comuni a fare le cose davvero. E superare la burocrazia. Cioè bisogna saper governare. Ma questi stanno tutto il giorno a fare comizi, e quindi non si apre nemmeno un cantiere.

In compenso stanno meditando di mettere le mani sulle pensioni di migliaia di italiani per dare un sussidio a quelli che mai hanno lavorato. Sono, in sostanza, dei cretini e anche dei ladri.

Zingaretti ci vuole dialogare? Si accomodi. Magari con Fico, la cui azione politica i 100 giorni è stata il taglio dei vitalizio di Cicciolina. O magari vuole dialogare con il dannuzian-fascista Dibba, Di Battista, che dal Guatemala predica il no a tutto, come un disco rotto.

Ripeto: con questa banda di dementi, pericolosi, non c’è niente da discutere. Solo Vaffa, alti e sonori, tutti i giorni. Sono degli scappati dal servizio sanitario nazionale.

Alla sinistra, servirebbe qualche signorino in meno e qualche bullo in più. Mi viene in mente il Capanna degli inizi (quello  che tirava le uova alla prima della Scala, che serata!) o anche il Renzi della prima ora, quello della furia rottamatrice. Lo spirito giusto era quello.

Zainetto in spalla e uova marce nel tascapane. E’ tornata l’ora.

Published by
Alberto Francavilla