
Se Lavrov, il falco di Putin, si aggrappa alla nonna di Hitler è brutto
Ora che Lavrov, il falco di Putin, è passato con tutto il suo ruvido arsenale di propaganda russa che ha sollevato di tutto, vediamo – a bocce ferme (o quasi) – cosa è rimasto.
Bruxelles ha intimato lo “stop alla propaganda putiniana”. Stop alle interviste senza contraddittorio. Stop ai “comizi aberranti e osceni” (parole di Draghi). I media del Belpaese sono stati bacchettati. Ma la UE si guarda mai allo specchio?
PICCOLI PUTINIANI CRESCONO
Sono i megafoni di Mosca. Imperversano soprattutto nei talk show Rai e LA7. Sono le nuove star televisive. Tifano per la resa di Zelensky “unica via per salvare i civili”. Ora si sentono più forti e legittimati a sostenere la visione dello zar Vladimiro.
Due nomi su tutti: Orsini e Fazolo. Il primo combatte in cattedra alla Luiss, il secondo è un reduce del Donbass. Meglio gli studi televisivi delle granate ucraine. Siamo passati dai tele-virologi ai putiniani. Non ci facciamo mancare niente. Ne vedremo delle belle.
LA NONNA DI HITLER
La leggenda del Fuhrer israelita è stata la chicca di Lavrov. La più oscena, la più rozza. Oltretutto buttata lì con seriosa sicumera. Di più: con irritante e presuntuosa superiorità. Nessun rossore nello stravolgere la storia. La leggenda – approdata persino al processo di Norimberga e sostenuta da Hans Frank, l’avvocato di Hitler – racconta che la nonna di Adolf, ovvero la servetta Maria Anna Schcklgruber, sia stata messa incinta da un ebreo, tal Frankenberger.
L’ingallata sarebbe avvenuta a Graz durante una pausa caffè. Ettari di storici hanno regolarmente respinto la bizzarra leggenda catalogandola tra le bufale più suggestive. Per anni non se n’è più parlato. Poi è arrivato il dotto ministro e la bufala è riemersa. Se Lavrov ha dovuto aggrapparsi alla nonna di Hitler vuol dire una sola cosa : l’invasione russa è un clamoroso autogol.
Peggio: una patacca.
