Gli anni delle cavallette: reddito meno 14%, giovani senza lavoro più 7%

ROMA- Più di ieri, meno di domani: ma non è attestato d’amore caldo e crescente, è bilancio gelido e calante degli anni delle cavallette. E’ stato un lungo e gran pasto quello delle cavallette, cioè della “specie sociale” dominante in Italia. Per prima cosa le cavallette si sono mangiate il passato, ciò che era stato coltivato e messo da parte. Nel 1996 il reddito pro capite degli italiani era il 107 per cento della media europea. Nel 2012 il reddito medio pro capite sarà il 93 per cento della media europea. E non è che gli altri europei si siano arricchiti a dismisura, è che le cavallette, mangiando, hanno impoverito l’Italia. Abbiamo lavorato meno e peggio, anche se odiamo sentircelo dire. Abbiamo sprecato ancor più che speso. Abbiamo fermato, congelato le imprese. Abbiamo abbandonato la manutenzione del paese non costruendo più infrastrutture, non diffondendo tecnologia, disperdendo e disprezzando cultura, merito e competenze. Ci siamo imbottiti di rendita e debiti, mangiandoci quello che la generazione dei nonni aveva accumulato.

Poi siamo passati a mangiarci il futuro, non il nostro, ma quello dei figli. Nel 2007, prima della crisi, la percentuale di giovani disoccupati era del 20,3 per cento. Oggi è del 27,9 per cento. ecco a chi stiamo facendo pagare la crisi, non ai ricchi e nemmeno ai garantiti a qualunque titolo garantiti. La pagano quelli che stanno fuori dal cerchio magico della protezione, dei “diritti acquisiti”, i giovani. E ai giovani non siamo disposti a dare i soldi di una patrimoniale, la Francia e la Spagna ne hanno appena varata una. E neanche i soldi di una minor spesa per le pensioni di chi in pensione andrà tra poco. E neanche i soldi di una minor spesa pubblica da dirottare per tagliare le tasse sul lavoro dei precari e dei contratti a tempo determinato. Cavallette, di volta in volta lo sciame vota a destra o a sinistra, più facilmente e naturalmente vola e vota a destra. Ma anche quando scarta, lo sciame ha un solo istinto e una sola voglia: continuare il pasto. Anche a costo di toglierlo di bocca ai figli.

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Mino Fuccillo