ROMA – E’ partito alla grande il grande gioco a non capire, anzi a non leggere nemmeno per non correre il rischio di sapere: non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire e l’Italia è campione mondiale della specialità . Comincia il governo, primo il governo, ma primo solo per il dover di ufficio di essere primo. Primo nel gridare, con apposito comunicato di Palazzo Chigi che “l’arbitro è cornuto”. E’ questa la reazione ufficiale del governo italiano al declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s. Cornuto l’arbitro, cornuta l’Agenzia di rating perché “legge i giornali e fa politica”. Già a suo tempo il premier italiano aveva spiegato che i “mercati non capiscono” e “sono fuori dal mondo”. Ora è la posizione dell’intero governo di Roma: se ci fischiano un “fallo” contro è perché invece che far di conto vanno in edicola e si bevono le favole maligne e malevole dei nemici del governo. I mercati saranno rassicurati da tale pronta e documentata reazione. A cui Standard & Poor’s replica difendendo il suo “report” ma avrebbe potuto rispondere con un semplice: “come volevasi dimostrare”.
Come volevasi dimostrare perché declassato non è tanto il debito pubblico italiano che pure cresce e non si vede come possa essere, se non abbattuto almeno limato, con un Pil che cresce sotto l’un per cento e uno spread tra il tre e il quattro per cento. Alle elementari dell’economia insegnano che il debito cala se il rapporto Pil/Spread è almeno pari a zero. Ma il debito c’era anche prima, ad essere declassata è l’Italia, o meglio il suo sistema politico e sociale. Quel sistema che il debito lo crea e di debito vive e che nulla davvero intende fare per cambiare come vive e si indebita. Una riforma della spesa pensionistica in Italia in agosto si è dimostrata impossibile. Una riforma fiscale che abbassi le tasse sul lavoro e le alzi sui patrimoni in Italia in agosto si è dimostrata impossibile. Una liberalizzazione dei servizi e della professioni in Italia in agosto si è dimostrata impossibile. Una limitazione della spesa per la politica e il suo vasto “indotto” in Italia in agosto si è dimostrata impossibile. Tutto o quasi è impossibile in Italia perché governo non sa o non osa, Lega non vuole, Pdl recalcitra, sindacati si oppongono, opposizioni mobilitano, corporazioni e lobby si barricano. E’ questo quel c’è scritto davvero nel “report” di Standard & Poor’s ma nessuno lo legge in Italia forse perché è scritto in inglese.
Il grande intollerabile peccato dell’Agenzia di rating è di aver ficcato il naso in casa nostra e di aver visto quel che non vogliamo vedere: in Italia è tanto facile far blocco sociale e politico che fermi ogni cambiamento quanto impossibile far blocco sociale e politico che cambi i connotati del paese. Quindi, se il blocco sociale e politico che c’è, e rimane, crea debito, allora lo creerà ancora. Fino ad un giorno, lontano ma non lontanissimo, in cui avrà problemi a pagarlo. Lo scandalo è averlo detto, anche se in fondo lo sanno tutti. La prova è nella reazione di Borsa e dei mercati il giorno dopo Standard & Poor’s: un colossale “lo sapevamo” senza scosse e senza speranza. All’Italia che incassa il gol, va in svantaggio e non si vede come possa rimontare il risultato, resta la soddisfazione di gridare “arbitro cornuto” con il governo capo megafono della curva.