ROMA – Facciamo gli scongiuri, ma si avvicina una guerra, una guerra vicina: in Medio Oriente. E una guerra, un’altra guerra ora e lì sarebbe la goccia che fa definitivamente traboccare il vaso dell’economia dell’Occidente. Anzi, quel “vaso” più che farlo traboccare come narra la parabola, quel vaso lo crepa, lo incrina, lo buca. Una guerra non la vuole l’Egitto e non la vogliono certo i militari che, più che governare, a fatica reggono il paese dopo Mubarak. Ma verso una guerra l’Egitto può scivolare anche non volendo. La situazione economica interna peggiora, la “primavera araba” non ha portato il “pane” reclamata dalla piazza in rivolta. L’ostilità di massa contro Israele, soffocata per venti anni dal regime caduto, è un vaso di Pandora che si è scoperchiato. In Egitto monta un sentimento nuovo: l’ostilità anti Occidente. In Tunisia la versione “islamista” della rivolta sta prevalendo su quella “democratica”: la prima era nella realtà del paese, la seconda negli auspici dell’Occidente. La Libia la sua guerra civile la sta ancora combattendo e, tra i vincitori, l’islamismo è di casa.
Il premier turco Erdogan è in viaggio trionfale nei paesi del Nordafrica: da quando la Turchia ha rotto i rapporti con Israele ed ha accentuato il suo “islamismo”, seppur formalmente laico, Ankara è diventata guida e boa delle inquietudini e della voglia di riscossa delle nuove società arabe in formazione. L’Egitto non vuole una guerra, tanto meno la Turchia. Ma Egitto e Turchia erano in qualche modo alleati di Israele, costituivano i “cuscinetti” che assorbivano ed evitavano l’impatto su Israele della rivincita islamica. Ora non lo sono più, né alleati, né cuscinetti. E la Siria sta in piedi solo con i carri armati. Carri armati che si oppongono al popolo, al popolo ma anche all’islamismo per decenni in Siria represso nel sangue. L’Arabia Saudita ha inviato fuori dei suoi confini le sue truppe a difendere le monarchie sunnite messe in pericolo dell’islamismo sciita. L’Iran non ha mai smesso di destabilizzare, possibilmente “smontare” l’Iraq2 da cui stanno partendo i soldati americani. L’Egitto non vuole una guerra, tanto meno la Turchia, ma entrambi i paesi non sono più antidoto a una guerra che monta.
La miccia può essere la prossima discussione e votazione all’Onu sull’indipendenza della Palestina. Far dichiarare all’Onu, indipendentemente dal negoziato con Israele, che la Palestina è Stato e nazione. I voti alle Nazioni Unite ci sono, anche se l’Occidente, Usa ed Europa, in maniera più o meno drastica si opporranno. Un voto di principio all’Onu e poi una possibile nuova Intifada che reclami l’applicazione di quel voto: ora e subito e senza trattative e condizioni. Intifada contro Israele, contro l’occupazione e contro l’Occidente. Nel segno e nella bandiera, più o meno voluti ed espliciti, dell’islamismo governante. Comunque con islamisti in prima fila, sulle colline del Golan, nel Sinai, nei Territori della Cisgiordania, a Gaza, forse ancora una volta al confine con il Libano. Intifada che mette nel conto che l’esercito israeliano reagisca e spari. Intifada che può, eccome se può, accendere una nuova guerra in Medio Oriente.
Paradossalmente poco importa quanto questo conflitto possa durare, estendersi e come e con quali vincitori e vinti possa concludersi. Anche poche settimane e il “vaso” dell’economia dell’Occidente si buca. Rialzo dei prezzi delle materie prime, rialzo alle stelle della paura. L’Occidente non ha un dollaro, un euro e un soldato da spendere o da impiegare. Non può permettersi aiuti o interventi. Alla paura per la bancarotta di uno o più Stati europei, al panico che come erba maligna avvolge l’euro, alla ripresa americana che non c’è, alla sfiducia nei confronti di Obama, all’impossibilità di essere Europa della somma Berlino-Parigi-Roma-Madrid… A tutto questo una guerra nel vicino Medio Oriente può aggiungere la disperata disillusione verso una “primavera araba e democratica”. Un lampo, sia pur solo un lampo di guerra “islamica” può atterrire l’economia dell’Occidente, la goccia che…E già tuona, da Tunisi a Tripoli, al Cairo, a Gerusalemme…