ROMA – Chiamati a partecipare, ad arruolarsi anche loro nelle fila del decreto “Salva-Italia”, in due si sono imboscati per primi: i tassisti e gli onorevoli. I primi hanno fatto gentilmente sapere che avrebbero bloccato le città , ora e subito. I secondi hanno orgogliosamente comunicato al paese che le mani nelle loro tasche le mettono solo loro, di loro volontà . Ma non ora e non subito, magari l’anno del mai e il giorno del poi: la prima misura concreta relativa al taglio dei loro emolumenti è la cancellazione della data del 31 dicembre come limite per decidere. Se ne riparlerà dopo, con calma. Pudicamente Gianfranco Fini, presidente della Camera, annuncia: “Nelle prime settimane di gennaio”. E’ lo stesso Fini che insieme a Renato Schifani, presidente del Senato, due giorni fa aveva giurato: “La scadenza del 31 dicembre sarà mantenuta e rispettata”. Ecco, appunto.
Ai parlamentari si chiedeva di rinunciare ad una parte dei 14mila euro netti che percepiscono a vario titolo, ai tassisti si chiedevano regole e modalità più libere ed elastiche nell’esercitare questo segmento del trasporto pubblico. Il governo aveva niente meno osato stabilire che se un tassista porta un cliente da un Comune ad un altro, allora può tornare al Comune di provenienza con a bordo un altro cliente che faceva lo stesso percorso. La cosa è stata giudicata intollerabile dai tassisti in nome del principio che ognuno governa e coltiva il suo “lotto” territoriale. Diciamo liberalizzazione contro feudalesimo. Risultato finale indubbio: feudalesimo resiste e vince.
La chiamata, l’arruolamento al decreto “Salva-Italia” era, sarebbe obbligatoria, insomma “chiamata di leva”. Ma tassisti e parlamentari si sono imboscati, con prontezza e con successo. Suscitando comprensibilmente l’invidia dei farmacisti che stanno dicendo: perché loro si imboscano e noi no? Ai farmacisti viene chiesto di consentire la vendita anche fuori dalle farmacie dei medicinali di fascia C, quelli non coperti dal servizio sanitario. Ci guadagna il cliente, calano i prezzi, si creano nuovi posti di lavoro. Ma i farmacisti, che si erano quasi arresi, ora dicono: perché qualcuno si imbosca e noi no?
Prosegue il lavoro in Parlamento sugli emendamenti al decreto, altri chiamati “alla leva” provano ad imboscarsi: tassisti e parlamentari hanno dimostrato che, come diceva Obama, si può fare, ce la possono fare.