
ROMA – La regola aurea รจ semplice: prendere una decisione, se possibile con qualche evidenza mediatica, per poi fare l’opposto senza una ragione evidente o spiegazioni plausibili. ร andata cosรฌ per la scelta di Franco Marini a candidato Presidente della Repubblica, poi il giorno dopo รจ successa la stessa cosa con Romano Prodi, siamo arrivati rapidamente al Governo con Silvio Berlusconi (quello che in campagna elettorale avevamo detto che mai avremmo accettato) e ora tocca al congresso.
L’assemblea del giorno 11 ha solennemente, all’unanimitร , deciso che il congresso si sarebbe tenuto entro ottobre e dieci giorni dopo sono cominciati i “sondaggi” per vedere se si puรฒ spostare per farlo piรน avanti nel tempie magari con regole diverse. ร successo qualcosa in questi dieci giorni per cambiare una decisione cosรฌ impegnativa? No.
Sto ovviamente commentando con amarezza i comportamenti del gruppo dirigente del PD. Il tutto avviene in un quadro surreale nel quale si avanzano proposte di legge e il giorno dopo le si ritira (come quella sui partiti), oppure si accreditano ridicole modifiche alla attuale legge elettorale al mattino per poi smentirle al pomeriggio. Non ci si rende conto che proprio questo stati delle cose, l’incertezza, la confusione, lo sconcerto determinato da errori gravi che nessuno sembra voler discutere, potrebbero avere una faticosa ricomposizione solo nel congresso.
E alcuni dicono “ma per sostenere bene il Governo non possiamo fare un congresso nel quale ci divideremo”. Lo considero un argomento assurdo, ma perchรฉ non lo hanno detto dieci giorni fa all’assemblea? Li non volevano discussioni perchรฉ bisognava eleggere in tutta fretta e senza nessun coinvolgimento degli iscritti e degli elettori un segretario, tanto poi a cambiare le decisioni avrebbero provveduto in seguito.
Ma non basta, come si era giร capito, sostengono che non solo il congresso vada rimandato ma nel frattempo sia anche opportuno cambiare le regole, cosรฌ la separazione del ruolo a candidato premier da quello di segretario di partito invece di esse presentata come ipotesi di buon senso diviene l’occasione per superare l’elezione diretta di quest’ultimo.
Le primarie resterebbero (il condizionale ormai รจ obbligatorio) riservate solo al candidato premier nei confronti del quale il segretario pagherebbe sempre lo scotto di una legittimazione piรน debole. E cosรฌ uno dei cambiamenti piรน apprezzati nella recente vita del PD, quello degli strumenti di democrazia diretta, verrebbe cancellato.
Provate a pensare per un attimo agli effetti micidiali su qualsiasi elettore del PD di questo uno-due da Ko: “Non ti faccio piรน votare per scegliere il segretario e ti confermo con il Porcellum che non potrai nemmeno scegliere i componenti del Parlamento della nostra parte politica”. Il fatto davvero eclatante รจ che tutto ciรฒ potrebbe tranquillamente capitare senza traumi apparenti perchรฉ un gruppo dirigente in difficoltร si chiude in un fortino (che forse non รจ nemmeno tale) e si separa cosรฌ dai suoi iscritti e dai suoi elettori che invece di reagire se ne vanno in silenzio.
Alle ultime elezioni politiche il PD ha perso tre milioni e mezzo di elettori, senza clamori o rotture plateali, non sa quanti iscritti non hanno rinnovato la tessera perchรฉ sono conti che non si fanno piรน. Ma dove e quando si arresterร questa frana? Difficilissimo prevederlo, quello che si vede รจ solo la dissolvenza di quella che era ancora una organizzazione di massa senza che nulla per ora l’abbia sostituita.
Vale la pena, almeno, di non sottovalutare la variabile “tempo” perchรฉ potrebbe addirittura determinarsi il caso, paradossale ma non impossibile che alla fine il profilo geometrico del partito sia quello della piramide rovesciata, con piรน generali che soldati.
