Sezze: in strada due giovani picchiano a lungo, il tempo che ci mettono misura non solo la quantità e qualità dell’aggressione ma qualifica anche qualità e quantità del reagire della gente che fa da pubblico. Picchiano forte, anzi pestano. Picchiano, anzi pestano da mandare il pestato in ospedale e in gravi condizioni, anzi in coma. Lungo e pubblico pestaggio che ha un nutrito pubblico, almeno settanta, ottanta persone che hanno modo e occasione di vedere, guardare.
Mano agli smartphone
Molti tra i settanta/ottanta cittadini spettatori mettono mano allo smartphone e fanno video, sono ormai abituati a guardare via camera e non più via occhi e pupille, preferiscono inquadrare che guardare. Rivedranno con calma e, soprattutto, mostreranno come piccolo trofeo ad amici e conoscenti il video, forma narcisa dell’obsoleto una volta verbale: io c’ero. Mettere mano allo smartphone è la reazione più vitale da parte del pubblico che assiste al lungo pubblico pestaggio, per il resto il pubblico resta composto al suo posto, attento a non interferire.
Codardi li chiama La Stampa
Settanta codardi titola La Stampa in un commento di Assia Neuman. Codardi? Pensarli così suppone ci siano non codardi in analoga occasione, l’esistenza dei non codardi consente di applicare la categoria di codardi ai 70/80 che sono rimasti a far pubblico mentre un essere umano veniva pestato fin quasi a morte (l’accusa è tentato omicidio) davanti ai loro occhi. Definirli codardi si può supponendo ci siano altri che avrebbero usato non solo gli occhi ma anche braccia e gambe per fermare il tentato omicidio. Supposizione azzardata e regolarmente smentita dalle cronache: i definibili non codardi sono talmente pochi da essere subito chiamati eroi.
Domina omertà dice il Gip
Il magistrato ha detto che tra i 70/80 domina l’omertà. Infatti nessuno del pubblico che ha assistito composto al pestaggio pubblico ha poi ricordato e riferito, tutti sono rimasti sul vago e, come comanda religione incivile, si “sono fatti i fatti propri”. Omertà? Omertà è dire troppo e troppo poco. Nessuno ha parlato non solo e non tanto per proteggere i quasi omicidi, nonostante i due siano del posto e il quasi ammazzato sia un rumeno, nessuno ha parlato non per scelta omertosa ma per omertoso istinto.
Ai 70/80 del pubblico che assisteva composto al pestaggio il non dire e ricordare niente, il non mettersi in mezzo, il Né con la legge Né con gli Impicci è venuto loro naturale, spontaneo. Non hanno avuto bisogno di aver paura di qualcuno o qualcosa, non hanno avuto bisogno di incentivi e interessi a coprire qualcuno o qualcosa. Non è omertà, l’omertà è a suo modo una struttura sociale che va costruita, la reazione del pubblico al pubblico pestaggio è stata ed è naturalezza, immediatezza. Ovvietà molto più che omertà.
Normali unità di gente normale
I 70/80 di Sezza sono normali unità di gente normale. Unità di gente, unità che fanno tutti la stessa cosa in un agire e reagire, privato e individuale quanto ad arco di cittadinanza ma collettivo e senza eccezioni quanto a ripetitività. Unità di gente costruite e formate da una pedagogia sociale che bandisce come veleno ogni elemento di dovere nella vita associata, ovviamente anche quello di prestare soccorso (quanti fuggono dopo aver partecipato a un incidente stradale, accampando sempre un: ho avuto paura di guai per me stesso?).
Unità di gente formate su un percorso di sostanziale descolarizzazione, unità di gente cui in parallelo mancano parole oltre poche decine e mancano gesti oltre il sollevare lo smartphone. Unità, normali unità di gente normale. Quella che il paese (l’Italia, non Sezze) sia fatta in stragrande maggioranza di cittadini di ottimi costumi e buona volontà è retorico artificio, bugia pietosa. Codardi, omertosi? No, gente.