La sinistra politica, quella che si vuole e si dice tale, più si sente e si dichiara sinistra e più sente in stato di devozione-adesione alla causa palestinese. Palestinese in senso lato, molto lato. Non solo la ragionevole esigenza di uno Stato palestinese. Molto di più: il palestinese è per la sinistra il povero del mondo, l’emblema e il riassunto delle nefandezze del colonialismo occidentale, la vittima per antonomasia, il popolo eletto alla rovescia. Insomma l’eroe di una epica resistenza ai vari mali del pianeta e della storia.
Come dove cominciò questo processo di beatificazione politico-ideale del palestinese è ormai memoria perduta. Cominciò in maniera semplice e netta: nella seconda metà del secolo scorso l’Urss stava dalla parte degli arabi, quando poteva, in funzione anti Usa. La sinistra europea, più sinistra era, e più seguiva l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Lo schema era: paesi socialisti contro paesi capitalisti appoggiando quello che allora era definito Terzo Mondo o, più elegantemente, paesi non allineati e/o in via di sviluppo.
Poi l’indistinto mondo arabo divenne nel corso dei decenni e divenne spesso una teocrazia militante se non militare. Ma la sinistra, più sinistra era, e meno fece una piega. Khomeini, cioè la religione fatta Stato, per la sinistra-sinistra apparve fu un liberatore di popoli. L’islamismo e cioè per dirla in breve la negazione dei diritti umani iscritti nella costituzione culturale occidentale dall’89 (il 1789!) più a sinistra ci si sente più appare come una rispettabilissima variante di civiltà. La predicazione massiccia da parte dell’Islam, non solo militare e militante, della impurità di usi e costumi occidentali, ignorata o narrata come variante valoriale da proteggere e garantire nel suo esercizio. Anche nei paesi occidentali da parte delle comunità in Occidente immigrate.
Sessuofobia, concezione e pratica della donna come umanità di rango inferiore, equivalenza di peccato e reato e, soprattutto, ostilità quando non rancore verso usi e costumi occidentali la sinistra li accetta quando sono patrimonio culturale e sociale dell’Islam. Ciò che la sinistra combatte da secoli, ciò da cui la sinistra in secoli di lotte e cultura ci ha liberati ed emancipati, la sinistra oggi dice di rispettare se non difendere, quando è fatto in vesti palestinesi-arabe. Ciò che per circa due secoli è stata la sinistra e cioè laicità, libertà, diritto, eguaglianza la sinistra non chiede all’eroe della resistenza palestinese-araba. E’ uno strabismo costante e continuo: da Khomeini liberatore alla illusione delle “primavere arabe” come rivoluzioni liberal-borghesi se non democratiche e socialiste, fino all’eroe palestinese.
E se l’eroe sgozza? Sia l’ebreo che ha osato vivere a due passi da Gaza sia l’occidentale che osa scherzare o fare lezione in classe su Maometto? E se l’eroe predica e pratica caccia e macello di massa all’ebreo, in quanto ebreo e occidentale? E se l’eroe rapisce e stupra ostaggi? E se l’eroe con costanza e determinazione sostiene e pubblicizza l’orrore e il ribrezzo che cultura e valori occidentali gli provocano? E se l’eroe è certo della missione purificatrice della sua concezione del mondo? E se l’eroe si impegna, in parole, pensieri e azioni armate a spazzare via l’impuro e gli impuri, a partire da Israele e dagli ebrei?
In tutti questi casi la sinistra più sinistra si dice e si sente più si schiera contro ciò che è stata nella storia: Stato laico, pensiero razionale e scientifico, diritti umani, Stato di diritto, libertà di pensare, fare famiglia, sesso, vivere senza protocollo dettato da un prete guardiano. I percorsi della sinistra di fronte alla questione arabo-palestinese descrivono una parabola nella quale a un certo punto interviene una sorta di demenza politica.
Demenza che a fare il paio e l’opposto simmetrico alla caratteristica di fondo della destra sovranista e nazionalista in politica internazionale, e cioè l’ignoranza. Ignoranza come causa e non accidente, ignoranza come veste, abito e pelle. Ignoranza come rifugio e programma. Ignoranza che ci offre una scelta: o la demenza culturale della sinistra invaghita della sua demenza o l’ignoranza della destra orgogliosa e gelosa della sua ignoranza. Sono queste le due “cifre” culturali che hanno vasti bacini di consenso, infatti quando qualcuno li propone uniti e sovrapposti in una campagna elettorale subito viene votato al 30 per cento e passa. Da noi, proprio da noi è già successo due volte: ottusa ignoranza del reale e compiaciuta demenza culturale fuse insieme hanno già sbancato le urne elettorali sotto forma di due sigle di partito che hanno perfino governato insieme.