Una sindrome si aggira tra i tassisti. Non solo tra i tassisti, ma tra i tassisti in maniera più lampante che in altri gruppi sociali. E tra i tassisti la sindrome assume forme specifiche e induce sintomi altrettanto specifici. E’ l’allergia tassista al Pos. Casi anche a Milano che è invece la città dove i tassisti erano finora quasi indenni dalla suddetta sindrome.
Anche a Milano un tassista alla parola, anzi alla combinazione di due parole, pagamento e Pos, ha visto il suo organismo aggredito dall’allergia e relativi sintomi (il video in fondo all’articolo). Ha alzato la voce, perso il controllo, punito gli insolenti passeggeri-clienti sbattendo loro in terra i bagagli e quindi è sgommato via da tanta provocazione subita. Insomma i sintomi e le manifestazione tipici della allergia tassista al Pos: ira, incontenibile ira, alterazione della voce, del respiro, pulsione alla maniera forte.
Al Sud d’Italia buona parte delle categoria ha risolto in nuce il problema della insorgente allergia al Pos, al Sud molto spesso in auto il Pos non c’è. E se lo chiedi ti guardano con la tenerezza che si riserva ad un bambino che chiede il gelato alla cioccolata appena sveglio: non si può, non si fa, non esageriamo…
A Roma il Pos in auto lo hanno quasi tutti ma è esplicito che se paghi col Pos fai loro una scortesia se non dispetto. Non tutti certo, ma non pochi. Gli allergici al Pos dicono che coi pagamenti elettronici ci rimettono. Ma non è vero, non è questo il vero problema. Il vero problema è ideologico-culturale, sì proprio culturale.
Il Pos appare al tassista come intrusione statale nella loro assoluta autonomia, il taxi come casa mia dove le regole le faccio io. E poi questi pagamenti via Pos sono anche tracciabili, intrusione su intrusione nella libertà tassista. D’altra parte hanno vinto su Draghi, perché dovrebbero arrendersi al Pos?
Il video del tassista che a Milano ha scaricato due turisti australiani. La scena è stata ripresa da un telefonino ed ora il tassista è stato rintracciato.