Al disastro del Vajont seguirono anni di polemiche e di processi. Ovviamente finiti all’italiana. Qualche lieve condanna, un po’ di risarcimenti, per i quali si è dovuto aspettare addirittura fino al 1997 – cioè 34 anni! – e tanto “parce sepulto”, anche per i morti che non hanno potuto avere sepoltura perché di loro non s’è trovata più nessuna traccia.
Per ironia della sorte, la sentenza che nel ’97 ha obbligato finalmente a qualche risarcimento è stata emessa dal tribunale de L’Aquila. Vale a dire, dal tribunale la cui città è stata devastata dal terremoto del 2009, con 309 vittime.
A questo punto è inevitabile porsi e porre una domanda, alla quale sappiamo bene che nessuno darà mai risposta: a che serve saper prevedere i disastri se nessuno poi provvede a rilmboccarsi le maniche per evitarli?
Non resta che rileggersi con una certa rabbia le prime righe dell’articolo di “Padova e il suo territorio” del febbraio 2006:
“Nei primi giorni dello scorso novembre piogge persistenti, ma non particolarmente gravi, hanno causato l’allagamento di estese superfici, sia in città sia nel territorio circostante. Tra le altre, sono state interessate dalle acque alcune zone del Comune di Campodarsego, dove il Muson dei Sassi è giunto quasi al limite della tracimazione, del Comune di Montegrotto, per le difficoltà di scarico del Canale Rialto, e anche quartieri cittadini, come Montà, per l’incapacità della rete dei canali consortili di fronteggiare le portate generate dall’evento meteorico. Seri pericoli, poi, si sono corsi a Bovolenta, in corri-spondenza della famosa “punta” posta alla confluenza del Bacchiglione con il Canale Cagnola, a causa del par-ziale cedimento di una struttura provvisionale, e nel Piovese, in Comune di Brugine, per le difficoltà di scarico del Canale Altipiano.
“Non si può dire sia stata una novità. Da molti anni ormai episodi del tutto analoghi colpiscono ora una parte, ora l’altra del Padovano, ripetendosi con una frequenza divenuta preoccupante, causando disagi alla popolazione residente e sempre danni consistenti”.
L’ultimo capoverso spiega bene perché a Padova il tandem BB, Berlusconi-Bossi, con annesso figlio “Trota” bossina, sia stato accolto dal coro che sulle note della canzone partigiana “Bella ciao” cantava “O Bacchiglione, portali via con te”. Con annessa Trota, si presume, visto che si tratta di un pesce d’acqua dolce….