
Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, e del Veneto, Luca Zaia (foto Ansa)

ROMA – “Una rete a pois, a pois”. Questo il titolo dell’articolo pubblicato da Vincenzo Vita sul “Manifesto” di mercoledรฌ 24 luglio.
โUna zebra a poisโ, cantava Mina negli anni sessanta. Se si cambia la parola zebra con โreteโ, si ha la dimensione esatta di quello che accadrร nellโuniverso delle comunicazioni se passerร lโautonomia differenziata. Il quattordicesimo capitolo dei ventitrรฉ inerenti alla scelta di attribuire โulteriori forme e condizioni particolari di autonomiaโ alle regioni riguarda lโโordinamento della comunicazioneโ, appena dopo le โgrandi reti di trasporto e di navigazioneโ: del resto temi collegati, come ci ha insegnato lo storico dei media Armand Mattelart.
Se ne trova, tra lโaltro, traccia concreta nelle bozze di intesa dello scorso 15 maggio: un poโ sfumata la Lombardia, chiarissimo il Veneto con la sua โAgenzia veneta digitaleโ e con la presa del potere conclamata sullโintero comparto. Non se nโรจ parlato granchรฉ e, ovviamente, scuola e sanitร hanno catalizzato lโinteresse preoccupato di chi (per fortuna tantissime associazioni) si รจ mobilitato contro una vicenda oscurata dagli stessi contraenti dellโaccordo di governo, speranzosi di chiudere il pasticcio a fari spenti. Tuttavia, la vigilanza severa di giuristi come Gianfranco Viesti e Massimo Villone e la protesta civile hanno smascherato il tutto.
La sfrontatezza dei presidenti di Lombardia e Veneto โ forse attratti dal ritorno del vecchio Lombardo-Veneto o persino dellโimpero austro- ungarico- ha trascinato la Lega a farne il punto di una possibile rottura del governo. Ecco, allora, che la luce si รจ finalmente accesa ed รจ chiarissimo il pericolo della โsecessione dei ricchiโ anche sul versante delle comunicazioni. Si rigirerร nella tomba il povero McLuhan, fiero sostenitore del villaggio globale oggi ridotto a mercatini rionali. Giร nel 2000/2001, durante il dibattito parlamentare sulla sventurata riforma del titolo V della Costituzione, si evitรฒ allโultimo di inserire il delicato settore tra le competenze esclusive delle regioni. Pensate cosa sarebbe diventato il percorso di autorizzazioni, licenze, regolamenti nellโetร del massimo fulgore della telefonia e dellโemittenza. E il digital divide sarebbe ulteriormente deflagrato. Ora,il rischio รจ persino maggiore. Siamo in una transizione molto complessa, in cui si incrociano necessitร regolatorie tradizionali con le urgenze dellโera degli Over The Top. Quindi, non un mosaico costruito su fondamenta stabili e comuni, bensรฌ un pasticcio vero. E veniamo al punto particolarmente esposto allโassalto in corso.
La โreteโ unica ventilata, che vede unโeventuale intesa tra Tim-Telecom e Open Fiber (e forse ulteriori operatori), รจ un una fase di difficile composizione. Si frappongono โ salvo chiarimenti- questioni antitrust e problemi reali, come i livelli occupazionali da salvaguardare dellโex monopolista. Insomma, al di lร degli annunci, cโรจ molto da capire ancora. La โbottaโ del ko potrebbe venire, perรฒ, proprio dallโapplicazione dellโautonomia differenziata. Non si avrebbe, in tal caso, una rete, bensรฌ un insieme variegato di connessioni locali. Va da sรฉ che le cosiddette aree โa fallimento di mercatoโ ( terminologia gergale alquanto cinica) crescerebbero e lโItalia, giร penultima in Europa per la diffusione della banda larga e ultralarga, si spezzetterebbe condannando un bel pezzo della penisola allโagonia tecnologica. Il Nord ipoteticamente sviluppato si accingerebbe a divenire una costola dei pezzi forti dellโEuropa o degli Stati uniti ( o della Cina?). Il quadro รจ inquietate. Ci si fermi, finchรฉ si รจ in tempo. Nel frattempo la Lega annuncia proposte โsovranisteโ in materia. Si salvi chi puรฒ. Nazionalismo e localismo sono una coppia destinata a scoppiare.
