ROMA – Vincenzo Vita per il Manifesto del 7 gennaio ha scritto questo articolo dal titolo “Vecchia e Analogica”:
Bello e conÂdiÂviÂsiÂbile l’appello sull’Europa lanÂciato sulle pagine de «il maniÂfeÂsto» lo scorso 22 dicemÂbre. Si chiede giuÂstaÂmente un’inversione di rotta rispetto alle triÂsti e viruÂlente poliÂtiÂche libeÂriÂste di queÂsti anni. Uno dei banÂchi di prova dovranno essere le linee sulle queÂstioni dei media, vecÂchi e nuovi. Non basta appelÂlarsi, infatti, alle agende digiÂtali se non si dà luogo a una seria visione dell’era digiÂtale, facenÂdone l’occasione per una staÂgione di rilanÂcio del lavoro intelÂletÂtuale e della creatività .
Per otteÂnere qualÂche risulÂtato conÂcreto è doveÂroso chiuÂdere una volta per tutte l’età anaÂloÂgica, segnata dal preÂdoÂmiÂnio oliÂgoÂpoÂliÂstico di alcuni vecÂchi gruppi priÂvati (da Prisa, a BSKyB, a MediaÂset, a Rtl, a Tf1, alla new entry polacca Tvn), nonÂché delle vecÂchie teleÂcom. AttraÂverso regoÂlaÂmenti e diretÂtive volti a faciÂliÂtare le novità , piutÂtoÂsto che a temÂpoÂregÂgiare in difesa degli antiÂchi appaÂrati. Con il rispetto dell’autonomia culÂtuÂrale e della libertà di espresÂsione. NeuÂtraÂlità della rete, softÂware aperto, supeÂraÂmento di un’idea difenÂsiva del diritto di autore sono gli argoÂmenti di cui occuÂparsi e sui quali è auspiÂcaÂbile qualÂche parola in vista delle prosÂsime eleÂzioni europee.
Il sinÂtomo dell’urgenza di una svolta sta nella curiosa coinÂciÂdenza della conÂvoÂcaÂzione del preÂsiÂdente della vigiÂlanza Rai presso una comÂmisÂsione del parÂlaÂmento Ue sulla legitÂtiÂmità del canone, con la situaÂzione di stallo in cui stanno la proÂceÂdura di infraÂzione sulla legge Gasparri (quella del 2004 sull’emittenza, finita nel mirino per la eviÂdente tutela del biscione) e la recente gara per le freÂquenze teleÂviÂsive. Non è bello per nesÂsuno pagare la tassa annuale per fruire della teleÂviÂsione, ma è l’unica posÂsiÂbiÂlità per far sopravÂviÂvere l’idea del serÂviÂzio pubÂblico. Quest’ultimo discuÂtiÂbile, diverse volte brutto e omoÂloÂgato alla logica comÂmerÂciale, ma un’opportunità da non butÂtare via. La riforma dei serÂvizi pubÂblici, traÂsforÂmanÂdoli in bene comune per i citÂtaÂdini, è un obietÂtivo da metÂtere tra le prioÂrità in ItaÂlia e in Europa. In verità , il «caso» itaÂliano – reso claÂmoÂroso dalla vicenda di BerÂluÂsconi — è la decliÂnaÂzione nazioÂnale di una patoÂloÂgia geneÂrale: il non avere fatto i conti con la «rivoÂluÂzione» digiÂtale, releÂganÂdola a mera proÂseÂcuÂzione dello staÂtus quo con qualÂche opporÂtuÂnità tecÂnica aggiunÂtiva. Non ha senso conÂtiÂnuare sine die un dibatÂtito davÂvero datato come quello sugli aiuti di stato, in un setÂtore domiÂnato da culÂture che più priÂvate non si può.
L’Europa va proÂprio a due veloÂcità , e non solo sui temi ecoÂnoÂmici. Anche il rapÂporto tra pubÂblico e priÂvato è asimÂmeÂtrico, natuÂralÂmente a favore di quest’ultimo. Nella staÂgione gloÂbale, il vecÂchio conÂtiÂnente rischia di essere striÂtoÂlato tra i grandi gruppi sovraÂnaÂzioÂnali e i tycoon del medioevo mediaÂtico, e di imbalÂsaÂmarsi senza speÂranze. Ecco perÂché le siniÂstre e le forze demoÂcraÂtiÂche dovrebÂbero occuÂparÂsene, metÂtendo in praÂtica le stesse indiÂcaÂzioni conÂdiÂvise nella conÂfeÂrenza di Lisbona del 2000, sulla società della conoÂscenza. Etienne BaliÂbar – primo firÂmaÂtaÂrio dell’appello citato– scrisse tanti anni fa con Louis AlthusÂser un libro fonÂdaÂmenÂtale «Lire le CapiÂtal»: ma il capiÂtale oggi è sopratÂtutto cogniÂtivo, e da qui è d’obbligo passare.
P.S. Il preÂsiÂdente del conÂsiÂglio Enrico Letta ha annunÂciato nell’incontro con la stampa di fine anno che nel proÂgramma di governo (in corso ora di negoÂziato) si appaÂleÂserà il capiÂtolo sanÂguiÂnoÂlento del conÂflitto di interessi.
L’ancora della destra e il pecÂcato morÂtale della siniÂstra. «Fusse che fusse la vorta bbona», come diceva il comÂpianto Nino ManÂfredi? Temiamo di no, ma in caso di smenÂtite di fatto siamo pronti a fare pubÂblica ammenda e a perÂcorÂrere a piedi la via Franchigena.