Dalla progressiva demolizione delle sovrastrutture riemerge il vero ruolo dell’amministratore delegato: arbitro unico del raggiungimento del punto di equilibrio più favorevole tra le diverse funzioni aziendali in rapporto al mercato. Per la prima volta ingegneria di prodotto, sperimentazione e produzione fanno capo ad un solo ente iniziando un nuovo modo di intendere la progettazione, sintetizzato in quello slogan: “progettare per produrre”, che riassumerà in pieno la filosofia del motore FIRE.
Vittorio Ghidella guida l’automobile. Di più, guida tutte le automobili che gli arrivano a tiro. Una insaziabile voracità di esperienze, una puntigliosa attenzione al dettaglio incrociata con la lucidità necessaria per passare dal particolare al generale e, soprattutto, la capacità di identificarsi senza riserve con il cliente, infrangendo le sbarre di quella gabbia di tecnicismo che isola la Fiat dal mercato.
Vittorio Ghidella la libera da quel complesso di superiorità nato, coltivato e cresciuto nella convinzione dell’esistenza di una subordinazione culturale del cliente rispetto alla fabbrica. Al volante dimentica ruolo e competenze, condizionamenti e politiche di marketing, riuscendo così a valutare aprioristicamente il prodotto e diventando di conseguenza il primo garante dei desideri e delle aspettative del cliente. E’ questo il contesto che rende possibile il “miracolo Uno”.
Chiunque in quegli anni volesse andare da Torino per Genova a Roma, percorrendo l’Aurelia, giunto all’altezza di Livorno doveva prepararsi ad affrontare il colle Salvetti. Un “ottovolante” fatto di curve e controcurve, di salite e discese. Vittorio Ghidella va su e giù da “Colle Salvetti” al volante dei prototipi che prefigurano la futura Uno.
Auto sorprendente, la Uno. In fabbrica lo chiamano effetto “Eta Beta”. Nei suoi minuscoli calzoncini la creatura di Walt Disney nasconde un intero supermercato. La Uno fa lo stesso effetto. Una utilitaria fuori ma, all’interno, un confort da fare invidia all’ammiraglia dell’epoca, l’Argenta. E’ il risultato della perfetta intesa tra Ghidella e Giugiaro che subito si traduce in motore di innovazione.
Ci vuole coraggio ad alzare il piano di seduta per aumentare lo spazio a disposizione dei passeggeri senza intervenire sugli ingombri in pianta ma semplicemente sfruttando la maggiore altezza della vettura. La Fiat, nel 1968, grazie a Pio Manzù,” ha proposto uno studio per un taxi che anticipa questa soluzione e Giugiaro riprende lo stesso concetto nel 1978 con la Megagamma. Con la Uno l’utopia del passato si trasforma in realtà produttiva e commerciale. La Fiat ritrova il coraggio di innovare. Nasce il marketing moderno, non più volto soltanto a soddisfare i bisogni dell’utente ma piuttosto ad anticipare e orientare desideri non ancora espressi.
