Francesca Brienza: “Sono l’anti Wanda Nara, Rudi Garcia mi ama ma…”

Francesca Brienza

ROMA – Come lady Garcia sei diventata nota in tutto il mondo: dalla Francia al Brasile. “Più dei brasiliani, mi importa cosa pensano gli amici e la famiglia” risponde, intervistata da Libero, Francesca Brienza, la compagna dell’ex allenatore della Roma, Rudi Garcia.

Come «lady Garcia» però sei diventata nota in tutto il mondo: dalla Francia al Brasile.
«Più dei brasiliani, mi importa cosa pensano gli amici e la famiglia».

Ma il pugno me lo volevi dare perché non ti va bene «lady», o perché non va bene «Garcia»?
«Non va bene nessuna delle due cose. Anche per Rudi che ha diritto alla sua vita professionale senza dover rispondere di appendici…».

Non ti piace la notorietà?
«No, se non riguarda me. Io sono Francesca Brienza».
Nei giorni in cui tutti i giornali scrivevano di lei, e in cui sui social network il suo nome era tendenza twitter, Francesca Brienza ha taciuto. Fino ad oggi nessuna intervista. Lei e Garcia sono riservati, al punto da rivelare la loro relazione al mondo solo dopo molti mesi. Da quel giorno sono sotto i riflettori: tutto andava bene (la Roma dei record), piovevano richieste di intervista, di servizi posati (o fintamente rubati), offerte di copertine lautamente retribuite. «Il francese» e «la romana» erano diventati personaggi. Per questo quando gli infortuni e i risultati hanno prodotto una flessione, Francesca è finita nel mirino, indicata come «causa di distrazione» del mister e presunta responsabile. Ridicolo. Ma lei se ne è fregata. L’ ho conosciuta sul lavoro, a Matrix e Tiki Taka.
Solo adesso, a campionato finito, accetta una intervista.

Secondo te perché siete così cliccati e raccontati?
«Non lo so. Meno ti vuoi raccontare più ti raccontano. Noi siamo felici così».

Ti dà fastidio?
«Degli insulti o delle lodi sui social mi importa molto poco».
Sei da anni il volto di Roma tv.
«Non sono mai stata una “lady”: sono una conduttrice che si è fatta la sua gavetta con fatica e orgoglio, senza chiedere nulla a nessuno».
Molti pensano: Figurati! Alla Roma sarà stata piena di privilegi…
«Nessun favore, zero».

Non ci crederà nessuno, lo sai?
«Basta chiedere in redazione: i turni come tutti gli altri, stipendio come tutti gli altri, il mio lavoro, come tutti gli altri. Il mio attaccamento alla società come tutti».
A Trigoria hai lavorato felice.
«Sai come siamo a Roma tv. I miei colleghi sono professionisti, maniaci del calcio, delle analisi, innamorati cronici di questa squadra».
Ho visto.
«Altrove si smette di parlare di lavoro quando si finisce. Noi finita la diretta iniziamo a discutere. È un lavoro che ti rende orgoglioso, un sentimento di appartenenza quasi totalizzante».

La cosa che ti ha dato più soddisfazione?
«Ho fatto mille cose, ma amo SPQR, la rubrica in cui raccontavo i luoghi di Roma con due amici: un archeologo e un filmaker».

La polemica per il tuo post su Spalletti ti ha dato fastidio?
«Tutte le volte ho sorriso, tranne quella. Salta fuori che avevo messo un like in un post di un mio amico in cui, sotto una bella foto con tutte le maglie di Totti, si diceva anche “Spalletti buttati dal ponte”. Non capivo come, ma mi sono presa la responsabilità perché era l’ unica cosa che potevo fare».
E poi?
«Dopo la polemica mediatica ho sporto denuncia. Poteva anche essere stato un errore, ma ora posso dirti che non l’ avevo cliccato io!».

Sospesa dal Tg per un like e non ti sei difesa?
«No. La verità per me è stata già una rivincita. Il mio direttore lo ha fatto per tutelarmi dalle polemiche, non per punirmi, è andata bene così».
Un anno da opinionista a Tiki Taka.
«È un programma di culto, visto da tutti, nel mondo del calcio. Io sono negli studi di Roma con Mughini. Da Giampiero puoi solo imparare».

Cosa ti piace di Tiki?
«L’ alchimia umana. Fosse un programma politico farebbe cadere i governi. Pier è un mattatore. Mezza parola di Pardo accende polemiche infinite».

Trigoria per chi ama il calcio è una disneyland giallorossa?
(Sorride). «Una volta ho portato Rocco Papaleo che si guardava intorno come nel paese dei balocchi. Se sei ospite è così. Se ci lavori è più simile a West Point».
Tuo padre Michele, maresciallo della finanza…
«Mia madre lavora in Cassazione. Mia sorella al tribunale civile. Sono l’ unica in famiglia che non si occupa di legge».
Laurea in Scienze dei beni culturali con 110.
«Sì: tesi su Gabriele Di Matteo».

Scusami, chi è?
«Un artista contemporaneo noto per la teoria di trasformare una copia in un originale…».

Una follia?
«Invece è una questione cruciale, nell’ arte e non solo: immagina una foto che diventa un quadro, o una scultura riprodotta fedelmente in tutto, tranne che in un particolare. Cambiare anche un solo dettaglio, come direbbe Sciascia, cambia tutta l’ opera. È una lezione sulla vita dove il confine tra vero e falso è sempre più sottile».
Ti sei fatta le ossa in radio…
«Una passione. Sono cresciuta a Radio incontro: facevo il break fra le trasmissioni della Lazio e quelle della Roma».
Hai fatto anche Tv.
«Ho fatto tutto: a Roma uno, a vent’anni raccontavo le notti romane con un clone capitolino di Lucignolo».

Per la gioia del tuo padre «orgogliosamente terrone»?
«Primo: ogni mese portavo un 30 a casa, era la condizione. Secondo: lui ha un’ idea sacrale della fiducia. Se ti do il permesso, puoi tornare alle due. Ma se sgarri un secondo non esci più».
A Gold Tv ti ritrovi a condurre un reality un po’ trash, «twelwe girls».
«Dodici ragazze che si scannavano. E io che ero andata a fare un provino per un programma di bimbi!».

Come te la cavavi?
«Fabrizio il produttore mi guardava sconsolato: “Suor Brienza, sei un pezzo d’ antiquariato!”. Un complimento per me».
Presentavi pure i comici….
(Risata, occhi al cielo) «Ho fatto di tutto: teatro, fiction, eventi memorabili come la sagra del Fagiolo a Sarconi.
Per me sono medaglie. Ho imparato».

In che senso?
«Conducevo eventi con dei fuoriclasse: Maurizio Battista, Enzo Salvi, Andrea Perrone, Max Giusti! Ero a contatto col talento dei mattatori».

Continuiamo con il curriculum?
«Ho condotto qualsiasi cosa, dalla fiera dell’ aspirapolvere alla miss bellezza “New model today”, a “Notte di note”…».

Hai anche sostituito la Clerici?
«Vero. E indegnamente, ah ah ah…Turnè americana di Ti lascio una canzone. Lei, all’ ultimo momento, ha un problema…».

E arrivi tu?
«Ho fatto “il rimpiazzo”. Ma su tutti i manifesti c’ era la foto di Antonella! Quando vedevano me il silenzio».

Delusi?
«Ovvio! Uno stress test: bello, ogni sera, riconquistarti la fiducia da zero».

Come sei entrata a Roma Channel?
«Ben tre provini col direttore! In più una finta diretta, col collegamento che cade e tu che devi improvvisare un’ ora: in quattro anni di lavoro non è mai più accaduto, per fortuna!».

Leggevi di tutti i flirt che ti attribuivano con i calciatori della Roma?
«Mi veniva da ridere: nemmeno Messalina! Mai avuto mezzo numero di telefono, capisci?».

Nessun giocatore ha fatto il cascamorto con te?
«Mai. Rispetto agli standard dei calciatori sono una mezza cozza un po’ cicciotta, ah ah ah».
Non fare la Bridget Jones.
«Mi piaccio come sono, e non cambierei con Sharon Stone. Ma se sei il tipo che ti piace Wanda Nara a me nemmeno mi guardi!».
Sei una ex concorrente di Miss italia, però!
«Si, certo. A 19 anni sono arrivata fra le prime cento. Una sfigata, non mi ha votato nessuno. Il televoto di famiglia non è bastato».

Sei cresciuta in periferia?
«A Cinecittà, ne sono orgogliosa».

Hai fatto un programma con tua sorella?
«In radio insieme per un anno. Andrea Fragasso ci aveva sfidato: trovate un format e vi regalo uno spazio a RadioErre2».

E che vi siete inventate?
«Non ridere: “le Brienzine show”. Raffaella, più grande di cinque anni, lavorava anche in tribunale. Poi quell’ impegno per lei è diventato totalizzante e sono rimasta sola».
Finalmente star!
«Per gli standard seriosi della mia famiglia quello di Raffa era il successo, il mio un ripiego».

E il programma com’ era?
«Fresco, ritmato e terribilmente ingenuo. Però all’ inizio inseguivamo gli ospiti, e alla fine chiamavano loro per venire».

Il primo lavoretto?
«La barista: un milione di lire al mese più mance».

Ricordo indelebile?
«Il “Cocktail Francesca”: Red Bull, vodka alla pesca e sciroppo di fragola».

Altra gavetta?
«In una agenzia di infortunistica stradale. Ero una ragazzina come mille: Beverly hills, Vasco Rossi, Rino Gaetano e Baglioni».

È vero che se la Roma perdeva non uscivi di casa?
«Certo, rispettavo il rigore di Rudi: se va male è immorale fare bisboccia».
Severo, ma giusto.
«Ti racconto questo. Anche dopo un pareggio siamo rimasti murati. Ho disertato una sfilata di Chanel che era una occasione irripetibile…».

E invece?
(Risata) «A casa, un film».

E la decisione di rendere pubblica la tua relazione?
«Non puoi tenere un segreto in eterno. Lui era libero, io pure, non c’ era nulla di cui vergognarmi. Eravamo su questo divano: un tweet con il Colosseo dietro le spalle. La foto che conoscono tutti».
Sai che qualcuno ha detto: dopo quel tweet per la Roma non eri più un talismano ma una streghetta.
(Ride ancora) «Magari avessi questi poteri! Quando la Roma faceva il record nessuno si interrogava sullo stato di famiglia. È la vita».

Perché hai rifiutato interviste e ospitate patinate?
«Non cerco pubblicità».

Sabatini visto da vicino com’ è?
«Come lo vedi da lontano. È sempre in palla. È un uomo di talento che sa riconoscere i talenti. Un dono raro.
Mi onora avere la sua stima».
Dimmi un campione della Roma che ti ha emozionato conoscere.
«Oltre a Totti? Bruno Conti!».

Perché?
«È una leggenda della Roma, un campione del Mondo, e si comporta come la persona più semplice del mondo. E poi è molto simpatico».

Aneddoto?
«Non avevo il suo numero in memoria. Il giorno del mio compleanno mi arriva un sms di auguri da lui. Ma non lo riconosco: “Bruno chi?”».
E lui?
«”A chicca! Di Bruno ce n’ è uno e viene da Nettuno”. Ah ah ah per me è sempre stato grande…».

Che farà adesso «La Brienzina»?
«Ancora non so: a me interessa Francesca. Fra una settimana compio trent’ anni, mi sono guadagnata il mio tesserino da giornalista con le unghie e con i denti, e voglio aggiungere altri capitoli a questa storia professionale.
È ora di entrare nella jungla».

Published by
Gianluca Pace