La Maison Boucheron di Parigi ha servito di gioielli tutti i grandi della storia da più di 150 anni. Ogni giorno da quattro generazioni, prima di vendere a Gucci, hanno registrato nomi, cognomi, ordinazioni e fatture di coloro che entravano nei saloni prima di Palais Royal e poi di place Vendôme per acquistare gioielli: politici, re, industriali e attori chiamavano Monsieur Boucheron per chiedere consigli e carati.
Tra questi, Sarah Bernhardt alle prese con complicazioni matrimoniali invocava una dilazione nei pagamenti, Rita Hayworth, incerta sul vestito per le nozze con l’Aga Khan, riceveva saggi consigli: «Abito bianco con i diamanti, rosso con i rubini, verde con gli smeraldi e blu con gli zaffiri». Françoise Sagan dilapidava un redditizio talento in portachiavi e accendini.
Tutto questo veniva annotato e conservato nei sotterranei di place Vendôme: poi nel 1981, quando Mitterrand vinse le elezioni, furono fatti sparire. I Boucheron infatti, tremarono di fronte alla gauche rossa al potere in Francia. Ora, i registri sono ricomparsi, e Vincent Meylan, cronista di mondanità e dinastie, ne ha ricavato un libro in cui si racconta delle «cocottes» (le prostitute n.d.r) come Paiva che ispirò Zola, che comprava diamanti da 119 carati e zaffiri da 42 e se li portava sempre dietro in una borsa con varie tasche fatta su ordinazione. O di Consuelo Vanderbilt duchessa di Marlborough che comprava tutto, dal diadema al servizio da toilette in oro massiccio.
Ed anche degli zar che erano buoni clienti: da Boucheron hanno comprato 25.300 carati (5 chili) di diamanti e 4.300 carati di zaffiri probabilmente per calmare le rabbie dell’Ottobre. Uno di questi diamanti poi, venne rivenduto da Stalin che lo usò per finanziare l’acquisto di alcuni trattori.
I Boucheron sono rimasti comunque discreti: per non tubare nessuno, gli elenchi più recenti sono restati in cassaforte.
