TORINO – Oggi 9 novembre, Alessandro Del Piero compie 37 anni. Fuori dallo Juventus Center di Vinovo, i tifosi bianconeri lo hanno festeggiato appendendo diversi striscioni.
ALESSANDRO DEL PIERO E’ LA JUVENTUS – Del Piero ha annunciato a fine stagione che appenderà gli scarpini al chiodo. Ma tra lui e la Juve si sta per chiudere una storia quasi d’altri tempi. Il capitano non aveva ancora 19 anni quando firmò il primo contratto con la Juve (”Mi volle Boniperti”, ricorda il campione di San Vendemiano con orgoglio) e 19 anni saranno passati quando, a fine stagione, toglierà la maglia bianconera. La parola fine di un rapporto durato mezza vita era già in parte scritta nell’ultimo contratto del giocatore, un annuale che aveva sottoscritto lo scorso maggio.
Non ci sono più dubbi, quindi, sulla conclusione di una storia che anche nell’Italia dei Rivera e dei Totti, dei Maldini e dei Zanetti, ha pochi altri esempi di attaccamento ai colori sociali. La storia di un calciatore, di un campione come Del Piero può essere raccontata in mille modi. Ogni tifoso – bianconero, della nazionale o solo del bel calcio -, ogni compagno, ogni avversario la può ricordare in modo diverso.
A volte i numeri aiutano e quelli di un giocatore come lui sono, a solo citarli, impressionanti e indicativi: solo con la maglia della Juventus, e fino ad oggi, Del Piero ha giocato per oltre 47.500 minuti, per un totale di 682 presenze, ha segnato 284 reti (185 in serie A) e ha vinto 17 trofei, tra cui sette scudetti, una Champions League e una Coppa Intercontinentale firmata dal suo decisivo gol al River Plate. In nazionale vanta 91 presenze, 27 gol, un titolo di campione del Mondo e due campionati europei under 21. La cifre imponenti e rare nella storia del calcio italiano non dicono però tutto sulla ‘cifra’ del giocatore e dell’uomo. Su tutti i campi, Del Piero è sempre stato anche un esempio di correttezza e umiltà, di disponibilità e senso della squadra. Il gol alla Del Piero ha identificato fin da inizio carriera il suo tiro a parabola da sinistra verso l’incrocio dei pali più lontano.
Tra tante gioie, ”Pinturicchio” – come lo aveva affettuosamente definito l’Avvocato – ha dovuto affrontare anche momenti difficili, come quello che chiama ”l’infortunio”, l’incidente al ginocchio sinistro subito a Udine alla vigilia del 24 esimo compleanno, che gli fece temere per la carriera. Tornò nove mesi dopo ”più forte in tutti i sensi”, ricorda. Soffrì molto anche per le critiche ricevute dopo l’Europei perso in finale contro la Francia nel 2000, quando divenne il bersaglio generale e pochi lo difesero.
Altro anno cruciale fu il 2006, stagione di esultanza ed amarezza, tra lo scudetto vinto in piena bufera di calciopoli e poi annullato (con la retrocessione in B) e il trionfo nel Mondiale in Germania. ”La Coppa del Mondo l’ho portata una sera di settembre a casa a San Vendemiamo – ricorda Del Piero – dove l’avevo sognata da bambino”.
In quel settembre, Del Piero aveva già preso un altro impegno: guidare la Juve, una nuova Juve, dalla serie B alla serie A, dove non era mai mancata dalla sua fondazione. Anche quella missione, con dedizione e umiltà, la portò a termine con successo, insieme a campioni come Buffon, Camoranesi, Nedved e Trezeguet. Da allora la fascia di capitano che ha indossato per la prima volta dieci anni fa, ha avuto anche più profondo significato. E’ per forza lui, ora, a traghettare la Juventus della nuova era Agnelli sulla riva della rinascita dopo anni cinque anni difficili, nel nuovo stadio e con grandi prospettive. Del Piero ha la possibilità di battere altri record, di vincere ancora prima di lasciare Torino. Difficilmente, però, si ritirerà subito a San Vendemiano, dove si è materializzata una sognata coppa del Mondo.
(Foto LaPresse)