
RAGUSA – Andrea Loris forse ha subito una violenza sessuale prima di essere ucciso. Il bambino di 8 anni, ritrovato morto in un fosso a Santa Croce di Camerina (Ragusa) avrebbe vissuto l’orrore degli abusi prima di essere ucciso e abbandonato come un sacco. Intanto il padre avrebbe lasciato intendere di conoscere l’assassino: “Questa volta lo ammazzo con le mie mani”. Frasi attribuite a Davide Stival ma poi smentite dalla Questura. E’ il “questa volta” a colpire, quasi che l’uomo si aspettasse che qualcosa potesse succedere e anzi che si aspettasse che una persona in particolare (ma chi?) potesse nuocere a lui o alla sua famiglia.
Giusi Fasano sul Corriere della Sera scrive che l’autopsia mostra i segni di una possibile violenza:
La possibile pista della violenza sessuale non soltanto non è esclusa ma sembra trovare qualche elemento di conferma anche nell’esito dell’autopsia, tanto da far dire a un investigatore che «potrebbe esserci stata una violenza sessuale». Ed è sempre l’autopsia a svelare che Loris aveva ematomi sul volto e graffi, forse segno del suo tentativo di difendersi oppure lasciati dalla caduta fra la strada e il canneto dove il cacciatore lo ha trovato.
Il cacciatore che lo ha trovato, Orazio Fidone, continua a raccontare la sua versione del ritrovamento:
«Mi sono diretto da solo, d’istinto, verso la zona del vecchio mulino» ha ripetuto Orazio Fidone ai carabinieri e alla polizia della prima ora ma anche ieri sera, quando è stato sentito di nuovo come testimone.
Fasano torna sulla autopsia per analizzare i punti oscuri:
Il bambino aveva ferite alla testa «compatibili» con la «caduta» da un’altezza «fra i tre e i cinque metri» e di sicuro il luogo di uno scenario simile non può essere quello del ritrovamento dove, fra il livello della strada e il punto del canale dove si trovava il corpo, c’è un’altezza di circa un metro e mezzo: troppo poco per le fratture al cranio descritte dal medico legale.
E poi sulla scelta del luogo del ritrovamento:
Chi ha nascosto Loris fra quelle canne puntava probabilmente a ritardare il più possibile la sua scoperta oppure si è semplicemente disfatto del cadavere appena si è imbattuto in un luogo abbastanza isolato per ritenere di non essere visto. Isolato, sì, ma comunque non deserto. Perché proprio sabato nel vecchio mulino accanto (pochi metri dal punto in cui Loris è stato trovato) verso le nove del mattino è arrivato il proprietario (un maresciallo dei carabinieri in pensione che si chiama Giuseppe Caggia) che giura di essere rimasto lì tutta la giornata, salvo una pausa fra le 11.30 e le 15.30. «Non ho sentito niente e nessuno. Né una voce che chiedeva aiuto né un grido né una macchina che sgommava. Niente».
Repubblica riporta invece le parole che sarebbero state usate dal padre:
 “Perché prendersela con mio figlio? Questa volta lo ammazzo con le mie mani“. Una frase che gettava tutta la vicenda sotto un’altra luce.
Lo stesso sito specifica però che la Questura si è affretta a smentire questa ipotesi:
ma che poco più tardi è stata smentita da fonti della questura: “Il padre di Loris – dicono gli investigatori della squadra mobile – non ha mai parlato dell’omicidio di suo figlio né ha mai detto di sapere chi è stato e di volerlo uccidere. Neppure lui sa a che punto sono le indagini. E’ assolutamente falso e domani forse sarà tutto più chiaro. Per il momento c’è il segreto istruttorio”.
