MILANO – Il 15 novembre scorso, Porro & Co ha messo all’asta a Milano gli arredi dell’abitazione romana di Natalino Sapegno. In tutto 125 lotti, per una stima che si aggirava intorno ai 900mila e il milione di euro.
Tra i prezzi più pregiati c’erano un guéridon in bronzo dorato con placca in porcellana dipinta della manifattura di Sèvres di fine ‘700 montata su un tavolino francese del XIX secolo, stimato tra i 40-50mila euro, un lampadario in cristallo e bronzo dorato a dodici luci, Boemia fine XVIII secolo: stima 18-22mila euro. Una grande libreria lastronata in mogano Epoca Impero: stima 25-30mila. Due tempere di inizio ‘700 di Gaspar van Wittel: stima 70-80mila euro. E poi sculture, vasi in porcellana, coiffeuse Epoca Direttorio, letti, poltrone e toilette in mogano Epoca Impero, divani in legno scolpito, servizi di piatti in porcellana francese, portaprofumi in vetro tagliato, calamai in bronzo, orologi da tavoli.
Natalino Sapegno è stato un critico e storico marxista che mise assieme il più diffuso Compendio di Storia della letteratura italiana su cui hanno studiato generazioni di studenti. La splendida collezione finita all’asta apparteneva alla sua casa romana affacciata su piazza del Gesù.
Come scrive il Giornale, il marxismo di Sapegno era piuttosto particolare: ” Ti aspetteresti che il più autorevole dei critici militanti comunisti della nostra storia scegliesse di vivacizzare, per gusto e convinzione, il proprio tinello proletario con le riproduzioni dei capolavori del realismo socialista di Gerasimov e Dejneka. E invece ti ritrovi in una sontuosa dimora arredata in Stile Impero dalla prima alla trentesima stanza”.
“Essere ricevuti in casa Sapegno era un evento memorabile. Si era certi di incontrarvi personalità delle élites non solo accademica, da Giovanni Macchia a Mario Praz, e intellettuale, da Carlo Levi a Moravia a Pasolini, ma anche artistica, da Guttuso a De Chirico, e politica, da Pertini a Ingrao, con le quali si intrecciavano discorsi sempre affascinanti per ricchezza di temi e spessore di argomenti. Ma a rendere particolarmente suggestivi quegli incontri contribuiva una splendida cornice, l’arredamento rigorosamente in stile Impero di tutti gli ambienti”. A ricordarlo così è Bruno Germano, direttore della Fondazione intitolata al grande critico nonché suo grande amico.
Natalino Sapegno è stato in cattedra ad insegnare dal ’37 al ’76 e con la sua critica letteraria ha sfidato la lezione di Croce e Gramsci. Insieme alla moglie Mariella coltivò un’inguaribile passione artistica, realizzandola nella scelta di centinaia di pezzi rari che costituiscono la ricchissima collezione. “Aggirarsi fra tanti quadri e sculture, fra mobili storici di raffinatissima fattura, non creava alcuna impressione di esposizione museale, tanta era stata la cura nell’ambientare funzionalmente e visivamente quei tesori d’arte” ricorda ancora Germano.
Il critico che amava l’arte in stile Impero si formò con l’antifascismo di Croce per poi approdare nel dopoguerra su posizioni marxiste e gramsciane che lo portarono nel ’44 a scegliere il Pci da cui si discostò nel 1956 per i fatti d’Ungheria. Da aristocratico letterario qual’era, Sapegno cercava nella letteratura italiana il senso di un Paese a venire: attraverso l’essere un raffinato collezionista d’arte cercava nel passato neoclassico e nel gusto dell’età napoleonica uno stile di vita quotidiana.
Da un parte l’impegno civile quindi, dall’altra lo stile imperiale. Da un lato Sapegno prestava attenzione ai razionali e rigidi strumenti della critica marxista; dall’altro lato invece, il critico era in grado di collezionare nella sua casa pezzi di arredo e mobili che venivano curati e catalogati con una tale attenzione che pochi altri hanno dimostrato dalla fine della Seconda guerra mondiale fino ad oggi.
