BRESCIA – Baby squillo a Brescia: si vendono a 10 euro per aperitivo. Ragazzine di 15-16 anni che si mettono in vendita per pochi euro. A volte, a seconda dei “servizi” ne potevano bastare anche dieci. Soldi che poi le giovanissime baby squillo usavano per potersi permettere un aperitivo al bar. E’ una vicenda sconfortante quella che arriva da Brescia e che racconta il Corriere della Sera. Una vicenda di ragazzine, baby squillo, che utilizzavano il social network Facebook per trovare clienti. E che non distinguevano tra coetanei, compagni di scuola e adulti.
Protagoniste e vittime dell’inchiesta sono cinque ragazzine, tutte tra i 15 e i 16 anni. Così le descrive il Corriere della Sera:
Compagne di scuola, amiche di vita, baby squillo per pagarsi l’aperitivo o l’uscita del sabato sera. Si vendevano a uomini di tutto il nord Italia per dieci, venti, trenta euro a seconda della prestazione sessuale richiesta. Non solo: per incrementare il fatturato le ragazzine si prostituivano anche ai compagni di scuola, un istituto professionale della città, a tal punto che il preside era arrivato a far presidiare ai bidelli i bagni.
Ad accorgersi che qualcosa proprio non andava e a far partire l’inchiesta è stata una delle madri delle ragazzine. Vedeva sua figlia tornare sempre più tardi la sera ed è andata a scuola a chiedere ai professori notizie sul rendimento della figlia. Scoprendo che la ragazzina, in verità, a scuola ci andava poco e niente. A quel punto, insospettita, la mamma in questione si è rivolta alla polizia. Che ha creduto ai suoi sospetti e si è messa a indagare. Ancora il Corriere della sera:
Gli agenti hanno ricostruito l’intera vicenda con non poche difficoltà: le cinque baby squillo non usavano le normali chiamate del telefono ma contattavano i clienti con profili falsi creati ad hoc sui social network: il giro arrivava fino a Bergamo, Mantova, Torino e Milano, gli incontri si tenevano sopratutto nei parcheggi dei centri commerciali. La giovane, sentita dagli agenti, ha confessato la sua attività in modo disinibito e, nonostante le smentite delle altre ragazze coinvolte, l’attività investigativa è proseguita e resta da chiarire se le giovani fossero coordinate da qualche figura adulta. Il primo indagato è un 45enne di Brescia accusato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile: è stato l’unico cliente a contattare le baby squillo con il telefono.