Lorenzo Boratto su La Stampa intervista uno dei clienti e scrive:
“La Procura ha deciso di intervenire verso quelle persone che – da quanto si è appurato – sapevano che quella studentessa era minorenne, erano consapevoli che dandole denaro e in alcuni casi droga, commettevano reati. L’indagato accetta di raccontare, a una sola condizione: l’anonimato”.
L’uomo che frequentava la ragazzina spiega di aver dettola verità ai suoi cari:
“«L’ho fatto con chi mi sta vicino. Con la famiglia. Posso farlo pubblicamente, ma non voglio finire alla gogna, tanto più che mi sento vittima e non carnefice»”.
E al giornalista che gli chiede come fa a sentirsi vittima, l’uomo risponde:
“«Siamo ancora in una fase di indagini e so bene che la legge non ammette ignoranza. Ma a livello umano questa vicenda fa acqua da tutte le parti, davvero. Sono stato ingannato. Questa ragazza non si presentava certo come una minore e non dimostrava la sua età. Con me ha sempre avuto atteggiamenti e frasi da maggiorenne. Lei, così come l’amica. Per capirsi. Tra di loro e di fronte a me, dicevano cose come: “Chi guida stasera? Prendi tu l’auto?”. Come facevo a immaginare che una fosse minore? Per me è stata una truffa. E come per me, penso anche per altri»”.
Il cliente sostiene poi di non essersi accorto del giro di droga:
“«Assolutamente no. Non mettetevi a fare paragoni con Roma e le baby squillo. Non sembrava certo una drogata o una sbandata o una persona forzata a prostituirsi. Vestiva bene, ma non ostentava borse di Gucci o l’ultimo modello di iPhone»”.
E alla domanda se è pentito, risponde:
“«Mi sento piuttosto raggirato»”.