Francesco Montorsi ha 25 anni,vive e studia a Parigi. La sua opinione è interessante nella doppia ottica geografica e generazionale.
La strana, buffa, tragica farsa della Berlusconeide si avvicina oramai al suo epilogo, accompagnata da uno strascico di torbidezze in una atmosfera da fin de règne, alimentata dalla storia delle decine di giovani ragazze che, negli ultimi anni, sono state prede sessuali di Berlusconi, ragazze sempre consenzienti certo, ma spesso pagate e spesso vittime della propria miseria o di una misera ambizione. Un vero e proprio harem. Questo Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano più potente di sempre, un uomo che finirà nei libri di storia dei nostri figli e nipoti, ha coltivato nelle sue notti di cittadino privato.
Berlusconi e il sesso: qualcuno un bel giorno ci scriverà un libro, un lungo, noioso saggio. L’imbarazzante spettacolo di questo Re nudo acquisirà allora, in un’epoca meno accesa dalla passione, il suo senso storico. Uomini meno faziosi capiranno, metteranno in relazione, analizzeranno.
Il corso della storia ce lo insegna: il leader carismatico (non quello democratico) ha spesso avuto una carica sessuale dirompente. Il “corpo mistico del sovrano Berlusconi” di cui parla la stampa di sinistra non è altro che un corpo sessuale in cui il popolo può riconoscersi e, soprattutto, attraverso il quale può saggiare la potenza del leader. Cos’altro è la capacità sessuale se non una metafora del potere politico, della capacità del capo di vivere e sopravvivere, di vincere, di battere i nemici, il nulla che incombe, la morte?
Per il leader carismatico il corpo e il sesso sono fondamentale. Tra sesso e potere i più strani e complessi accordi si possono individuare. Il sesso può essere uno straordinario strumento di ascesa politica, come ricorda la storia di Wu Zetian, da concubina diventa imperatrice di un grande impero. Oppure il sesso – spesso nelle democrazie, specie quelle puritane – può essere la trappola nella quale il potere cade. Una semplice fellatio ha rischiato di far deporre dal suo incarico l’uomo più potente del mondo. Mai il sesso orale era stato così vicino a fare la storia dell’uomo.
Ma, nell’ottica che qui ci interessa, il potere, il grande potere, quello del leader supremo, è spesse volte un potere sessuale. Il potere sessuale come metafora di quello politico, e viceversa.
Le sue pubbliche virtù sono state quelle che sono state, sotto gli occhi di tutti. I suoi vizi privati, che malauguratamente sono stati messi sotto il nostro naso, saranno stati quelli di un satrapo.
Quanto contano il sesso e il corpo del Cavaliere agli occhi degli italiani? Molto, moltissimo, più di quanto si sia disposti a credere. Fedele Confalonieri che conosce Berlusconi fin dai tempi delle spensierate crociere, ci ha visto giusto: «Silvio ha una forte fisicità. Del resto i leader naturali sono sempre stati molto fisici. Come Mussolini. De Gaulle. O il Fidel Castro che parlava otto ore di fila».
Poco importa che Berlusconi sia o non sia bello (non sta a noi giudicare). Nemmeno Mussolini era bello. Nulla di proporzionato nel Duce: collo taurino, occhi troppo vicini al naso, zigomi troppo pronunciati. Anche il corpo era quello che era: basso, tarchiato, spalle strette e gambe storte. Eppure quel corpo fu divinizzato da milioni di italiani e dal Duce stesso compiacentemente messo in mostra nelle più farsesche occasioni, nelle battaglie del grano o nelle uscite sportive ad uso dei cinegiornali. E quel corpo grezzo e sgraziato, da un contadino, divenne, nella “Italia proletaria e fassista”, un mito di potenza, politica e sessuale. Un mito sessuale che il Duce onorò non solo in pubblico, ma anche in privato, intrattenendo molteplici amanti, mettendo al mondo figli legittimi e illegittimi. A riprova che il grande uomo politico o, per meglio dire il megalomane, si coniuga spesso con una libido ipertrofica.
Quanti sono infatti i grandi uomini di potere che hanno passato le ore che l’esercizio del potere lasciava loro a soddisfare gli istinti? Di Cesare non cantavano i soldati nei trionfi: «Uomini chiudete in casa le vostre donne, è tornato il seduttore zucca pelata»? Il papa Alessandro VI non fu forse un insaziabile e ignominioso amante? Del Re Sole non si ricordano le molte amanti, i 17 figli illegittimi, le centinaia di prostitute chiamate a corte per soddisfarne le voglie?
La differenza tra questi uomini e Berlusconi è che la bramosia sessuale del Cavaliere ha un lato buffo, pare una devianza senile. In questo, Berlusconi non è solo: esistono dei precedenti. Nella storia altri uomini politici sono, una volta anziani, divenuti frenetici amanti dei piaceri del sesso. Di Salomone Re d’Israele si dice che, negli ultimi anni della sua vita, “aveva settecento principesse per moglie e trecento concubine”. Gli israeliti, generosi, perdonarono tutto al re indebolito e il cui cuore “era stato pervertito dalle donne straniere”. Prima del suo decadimento, infatti, “aveva superato per saggezza e ricchezza tutti i re della Terra”.
Tra quarant’anni, parlando di questo “ventennio” berlusconiano, nessuno storico parlerà di saggezza. Tutti, invece, ricorderanno la ricchezza del tycoon e più di qualcuno ricorderà il suo harem. Gli italiani di quegli anni a venire cercheranno di analizzare razionalmente quelle vicende e non capiranno che Berlusconi è stato amato anche per quello. Non capiranno, forse, che quella lubricità senile è stata agli occhi di molti italiani, più che un vizio, una prova della fondatezza del potere. Non capiranno che quegli italiani loro antenati, nel fondo di loro stessi, guardando l’imperatore debosciato, avevano pensato l’inconfessabile: “Meglio una svergognata virilità che una saggia impotenza”. E akltre cose che in epoca di gay pride è meglio nemmeno mormorare.
Quegli italiani a venire non capiranno tutto questo o, almeno, c’è da sperarlo.
C’è da sperare che, allora, questo ridicolo spettacolo sessuale di fine impero non troverà più nessuno capace di capirlo, di applaudirlo e magari trovarlo una grandiosa metafora del potere.