CASTELLANETA (TARANTO)- Hanno riferito agli investigatori di essersi trovate in una condizione di continua ''sudditanza psicologica'' le braccianti romene vittime della banda di persone – 17 in tutto, romeni e italiani – che oggi sono state arrestate dai carabinieri nel tarantino in quanto accusate di aver reclutato e indotto in schiavitu' con minacce numerose persone, tutte romene, costrette ad accettare le regole imposte, comprese richieste sessuali.
La necessita' di lavorare per guadagnare denaro da inviare anche alle famiglie residenti nel paese di origine le avrebbe portate ad accettare qualunque imposizione circa gli orari di lavoro, la retribuzione sottocosto e, talvolta, anche prestazioni sessuali in cambio di lavoro. L'impiego degli operai era caratterizzato da pressanti minacce che gli 'sfruttatori' esercitavano su di loro, pretendendo un 'asservimento totale'.
A riscontro degli esiti di indagine sono stati effettuati accertamenti patrimoniali a carico delle famiglie italiane coinvolte nelle indagini, le famiglie Carrieri e Donno, dai quali gli investigatori sono risaliti agli incassi ed alle imprese agricole che si erano avvalse della illecita intermediazione senza che risultasse l'assunzione degli operai.
Gli indagati, secondo l'accusa, si sarebbero procurati un ingiusto profitto mediante percosse e varie minacce (di licenziamento, di cacciare i braccianti dalle abitazioni dove dimoravano, di non fornire loro ulteriori occasioni di lavoro e di mancato pagamento della retribuzione), costringendo numerosi cittadini romeni a percepire 27 euro per otto ore lavorative, a non percepire emolumenti per straordinario, a non beneficiare di prestazioni assistenziali, previdenziali ed infortunistiche per l'omessa assunzione.
