TORINO – Fabrizio Pellegrino, il professore di Dronero (Cuneo) arrestato per pedofilia, usava il roseto della sua casa a Dronero per gli incontri a sfondo erotico sessuale con i suoi studenti della scuola media “Don Belliardo” di Costigliole di Saluzzo.
Ma Saluzzo sembra entrarci poco con l’attività segreta di Fabrizio Pellegrino. Il teatro delle sconcezze era la concimaia del roseto del professore, a Dronero, città cui sono legati i nomi di due padri della Patria, Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi.Il roseto, che Fabrizio Pellegrino aveva romanticamente battezzato “Il giardino di Lumella”, è un piccolo capolavoro, entrato nel grande giro internazionale degli appassionati di fiori.
Secondo Vera Schiavazzi di Repubblica, i peccati che hanno portato in carcere Fabrizio Pellegrino, sono quelli previsti da
“gli articoli 600 bis comma 2 codice penale (prostituzione minorile), 609 bis comma 2 (violenza sessuale) e 600 ter comma 1 (pornografia minorile)”.
Si noti che la norma sulla prostituzione minorile è quella intorno a cui ha ruotato il processo a Berlusconi per il caso Ruby.
Pellegrino ha 51 anni e insegna italiano e latino:
“Sarebbero cinque i ragazzi tra i 14 e i 18 anni che lo incastrano con le loro testimonianze. Ognuno di loro avrebbe ricevuto tra i 200 e i 300 euro al mese, più altri 50 per le prestazioni particolari. Il copione era costante: il professore li invitava, insieme o da soli, nel giardino della sua casa di Dronero. Si faceva trovare già pronto, su un lettino nell’angolo dove teneva il concime per le rose”.
Dopo meno di un mese di indagini, gli investigatori hanno trovato le testimonianze:
“Ci invitava nel suo roseto e proponeva giochi strani. Ci chiedeva di picchiarlo nel posto dove teneva il concime. Poi si raccomandava di lavarci perché a casa non si accorgessero di nulla. Non mi ha mai fatto male ma ho deciso di raccontare tutto”.
Ora il professor Fabrizio Pellegrino, riferisce Vera Schiavazzi,
“è in isolamento in una cella del secondo piano della sezione che accoglie i nuovi arrivati nel carcere di Torino, sorvegliato a vista perché si teme che possa farsi del male. In carcere è arrivato con una ricetta medica che prescrive tranquillanti e gocce per dormire. Prima dell’arresto, è stato sentito dalle due sostitute procuratrici di Torino che indagano sul suo caso, Laura Ruffino e Patrizia Gambardella, ma ha scelto di non rispondere, così come, più tardi, ha fatto nell’interrogatorio di garanzia”.
Il procuratore aggiunto Vittorio Nessi ha diffuso questo comunicato:
“Il provvedimento restrittivo emesso dal Gip è stato richiesto da questa Procura. Le condotte contestate riguardano i molteplici rapporti intrattenuti con minorenni avvicinati anche nella propria qualità di presidente dell’associazione Marcovaldo. Gli inquirenti hanno sequestrato significativa documentazione riguardante gli incontri nel corso dei quali venivano consumati atti sessuali a pagamento”.
Dopo gli articoli con le ipotesi di reato, seguono, aggiunge Vera Schiavazzi,
“le due frasi, le uniche, che gettano un po’ di luce sui fatti che hanno messo nei guai ˆFabrizio Pellegrino, il secondo insegnante in una scuola di Saluzzo] nel giro di un anno a essere arrestato per violenza su minori (il primo era stato Walter Giordano, docente al liceo Soleri di Saluzzo, che poche settimane fa ha patteggiato due anni di carcere per le relazioni sessuali con due allieve) in una provincia, quella di Cuneo, ricca e apparentemente tranquilla dove tutti si conoscono e tutti commentano illazioni e sospetti”.
Infatti la reazione perbenistica è subito scattata:
“Saluzzo è un’antica capitale, e oggi è una comunità sana, laboriosa, riservata. Non si può infangare un’intera città per fatti come questo”.
ha scritto in una lettera aperta il neosindaco Mauro Calderoni.
“Saluzzo non è la Peyton Place d’Italia”
ha detto Sergio Anelli, professore di italiano in pensione.
Infatti Fabrizio Pellegrino insegnava a Saluzzo, part time, ma se le sue porcherie, se saranno provate, le consumava nel suo roseto di Dronero.
Il comunicato della Procura definisce il territorio del reato:
“I reati eventualmente commessi non c’entrano con la scuola media dove Pellegrino insegnava part time (ora è in aspettativa), ma semmai con il suo ruolo pubblico: Marcovaldo, fondata nel 1990 proprio da Pellegrino, era ed è la più importante realtà culturale della provincia di Cuneo, ha rilevato la gestione di edifici storici come il Filatoio di Caraglio, il Roccolo di Busca, il Forte di Vinadio, convogliando su queste realtà un piccolo fiume di denaro pubblico (oltre 600.000 euro all’anno dalla Regione Piemonte, per citare solo un esempio)”.
L’associazione Marcovaldo gode anche della destinazione del 5 per mille. Si tratta di una cosa grossa, importante, che deriva il nome da un personaggio di Italo Calvino, come spiega il sito. Colpisce, entrando oggi nel sito, la totale assenza di riferimenti personali, non un nome non una carica sociale. Cliccando sul bottone “La struttura” non si ottiene risposta. Viene il sospetto di una rimozione in estremo.
La presentazione della Marcovaldo è un po’ retorica ma efficace. Sono parole che lette ora possono provocare qualche sconcia ironia:
“Il nome rimanda al protagonista dell’opera di Italo Calvino. Marcovaldo vive le sue giornate dominato dal desiderio di indagare e interpretare la realtà contemporanea: partendo da questa attenzione, l’Associazione sviluppa il suo percorso”.
Le ultime mosse da libero di Fabrizio Pellegrino sono state così descritte da Vera Schiavazzi:
Ha salutato la madre, Imelda, con queste parole:
“Stai tranquilla mamma, si chiarirà tutto. E preparami ancora un caffè, per favore”.
Poi, racconta Vera Schiavazzi,
“è andato con i suoi avvocati alla caserma dei carabinieri dove era convocato. E con uno sguardo si è separato anche dal “Giardino di Lunella”, il suo roseto, da poco entrato nei circuiti internazionali per appassionati. Un’ora dopo, era in viaggio verso il carcere delle Vallette”.