Fao, Gheddafi replica la serata con hostess e Corano

La fila delle "Gheddafine"

Gheddafi deve averci preso gusto, lunedì sera ripropone l’incontro: le belle ragazze eleganti, alte e raffinate di “Hostessweb” potranno interagire con il Colonnello sulla condizione femminile: «parlerà ma sarà anche disponibile a rispondere alle domande della platea», assicura il responsabile dell’agenzia.

La prima volta è stata domenica: i pulmini della società «Hostessweb» sono arrivati in fila indiana in via Cortina d’Ampezzo e si sono fermati a qualche decina di metri dalla blindatissima villa che ospita l’ambasciata libica. A scendere erano ragazze, tante ragazze. Con spolverini di cache­mire , tailleur. Nessuna in minigonna. Tacchi alti sì, ma niente scollature. Erano tutte lì per il Co­lonnello. Pensavano di andare a una «serata di gala», ma non sapevano che le aspettava una lezione di Islam nella quale si sentiran­no dire: «Ma lo sapete che al posto di Gesù hanno crocifisso uno che gli somigliava?».

Ad accoglierle davanti alla residenza dell’ambasciata c’era uno schieramento di libici con il turbante bianco e adesso loro, un po’ intimidite, si sono sottoposte alle misure di sicurezza: sono passate attraverso il metal detector, si sono scambiate occhiate di autorassicurazione e poi via, sono entrate nella sontuosa sala con divani bianchi e rossi disposti a ferro di cavallo.

Gheddafi atto secondo. Dopo la visita-choc dello scorso giugno a Roma, quando il leader libico fece andare su tutte le furie il presidente Gianfranco Fini che visto il ritardo di due ore annullò l’incontro nell’aula di Montecitorio, ieri sera è andata in scena un’altra delle «strava­ganze» del Colonnello. In gran segreto, alla vigilia del vertice Fao sulla fame nel mondo, il raís ha lanciato una specie di concorso attraverso una società di pubbliche relazioni.

«Cercansi 500 ragazze piacevoli, tra i 18 e i 35 anni, alte almeno un metro e 70, ben vestite ma, rigorosamente, non in minigonna o scollate», è stato il messaggio dell’agenzia, che ha offerto ad ognuna un «gettone» di 60 euro. Per fare cosa? «L’obiettivo è avere alcuni scambi di opinione e donare omaggi libici», chiariva la «lettera d’ingaggio».

Però, stavolta, qualcuno l’ha pensata fina. È stata una giornalista dell’Ansa, Paola Lo Mele, che ha risposto alla «chiamata» e si è finta hostess. Adesso c’è anche lei a varcare la soglia della villa, mentre un addetto alla vigilanza a chi chiede informazioni risponde serafico: «Niente di interessante, solo un congresso me­dico…».

Dentro, intanto, Gheddafi è salito in cattedra. E, a differenza di quanto si aspettavano le oltre 100 invitate a questa prima serata, l’incontro ha preso una piega seria, per qualcuna addirittura noiosa. Il Colonnello seduto in poltrona, affiancato dall’ambasciatore Hafed Gaddur, dall’in­terprete e da due «amazzoni» in divisa, era di fronte a tutte e inizia a parlare.

«Non è vero che l’Islam è contro le donne», premette. «Convertitevi — ha aggiun­to — chi crede in Dio è musulmano. Il Corano è uno e non è mai cambiato, mentre i Vangeli sono quattro». Poi l’affermazione sul «sosia del Cristo in croce» che suscita incredulità in sala.

Finché è arrivato il momento del cadeau: il raís distribuisce a tutte una copia del «Glorioso Corano », il «Libro verde» della rivo­luzione e un opuscolo dal titolo «Come essere musulmano?». Era quasi mezzanotte. La lezione era finita, si alzava un applauso. Il Colonnello le ha salutate, le ragazze sono uscite dal cancello: «Mi ha convinto, mi convertirò all’Islam», ha annuncia Rea Beko, origini alba­nesi, mediatrice finanziaria.

«Eravamo 104 e nessuna di noi aveva la gonna sopra al ginocchio: una lezione seria, però certo ci aspettavamo almeno uno spuntino», ha detto Silvia Figliozzi, laureanda in ingegneria. «Andrò presto in Libia con un gruppo di amiche», promette la biondissima Francesca Grasso. Ma Clio Evans, riccetta mora elegantissima, scuotendo la testa ha affermato: «È stato un educato invito alla conversione, ma io non ho intenzione di raccoglierlo».


Published by
lgermini