LONDRA (REGNO UNITO) – “Fate sesso, salvate il mondo”. Con questo slogan, molto anni ’60, una delle più discusse Ong (organizzazione non governativa) che si occupa di ecologia, “Fuck for forest“, raccoglie fondi per progetti di salvaguardia della foresta amazzonica producendo e vendendo sul proprio sito (vietato ai minori di 18 anni) foto e filmati porno amatoriali. I fondatori dell’organizzazione sono Leona Johansson e Tommy Hol Ellingsen, due ragazzi norvegesi.
Il regista polacco Michael Marczak ha deciso, incuriosito dalla battaglia ecologica a luci rosse, di seguire quattro eco-porno-attivisti per sette mesi durante un viaggio da Berlino alla foresta peruviana, riprendendo senza censure, le loro attività sessuali. Il risultato è “Fuck for forest – Have sex, save the world”, il documentario che Marczak sta presentando nei cinema d’oltremanica.
Nel documentario Marczak racconta debolezze e contraddizioni dei protagonisti, puntando il dito contro il non facile rapporto tra gli eco-attivisti e le popolazioni locali. “Non intendo giudicarli – dice il regista al Guardian – ma la mia impressione è che stiano cercando di salvare le persone dall’altra parte del mondo, quando riescono a stento a aiutarsi l’uno con l’altro.”
Però il documentario non è piaciuto ai protagonisti che rivendicano la concretezza della loro accusando il regista polacco di “aver manipolato la loro storia per vendere un prodotto e fare soldi”.