GIUGLIANO (CAMPANIA) – Seviziato in casa dai ladri con la roncola. E’ successo a Giugliano, vicino Napoli, dove un uomo è stato sorpreso dai rapinatori in casa, minacciato con una pistola, picchiato, seviziato con una roncola e costretto a stare seduto per ore su una sedia, legato mani e piedi e imbavagliato con nastro adesivo da imballaggio. Scrive l’Ansa che è accaduto lo scorso 8 giugno a Varcaturo, località nel comune di Giugliano in Campania (Napoli). I carabinieri hanno identificato e fermato due persone, uno ritenuto vicino a un clan della zona, accusati di volere rapinare armi e soldi alla vittima.
I due rapinatori, entrati con l’inganno nell’abitazione della vittima, una casetta di campagna, erano a caccia delle sue armi, regolarmente dichiarate, e dei suoi averi. Non sapevano, però, che l’uomo non aveva più in casa i suoi 6 fucili e una pistola: la vittima è stata torturata fino allo stremo dai due suoi aguzzini, per ottenere indicazioni sul nascondiglio delle armi. Riuscito a liberarsi, dopo alcune ore, ha chiesto aiuto al 112 riuscendo, a malapena, a fornire le indicazioni necessarie per raggiungerlo, prestargli aiuto e avviare le prime indagini.
I carabinieri, scrive l’Ansa, hanno identificato e poi sottoposto a fermo due persone: si tratta di Giovanni Simeoli, 40 anni, residente nel vicino comune di Marano di Napoli, ritenuto vicino al clan camorristico dei “Polverino” operante nell’hinterland a Nord del capoluogo campano; e di Luigi Vallefuoco, 55 anni, ritenuto suo complice, residente a Napoli, che, secondo i militari, ha svolto il ruolo di basista malgrado fosse agli arresti domiciliari. In casa di Simeoli, nascosta in una dispensa, è stata trovata una pistola risultata rubata nel Napoletano lo scorso due giugno. I militari sono riusciti a ricostruire i ruoli di entrambi gli indagati e sequestrare alcuni degli strumenti di tortura usati dai malfattori. Simeoli e Vallefuoco sono accusati di rapina con sequestro di persona. Gli inquirenti della DDA hanno ipotizzato anche l’aggravante dell’aver agito con sevizie e crudeltà.
L’Ansa riporta le parole della vittima nella telefonata ai carabinieri: “Mi hanno imbavagliato, non ce la faccio più, sono stato legato per 2-3-4 ore”. “Adesso finalmente mi sono liberato…”, aggiunge l’uomo con voce sofferente. “Dove siete”, gli chiede l’operatore: “Non ce la faccio a dire dove sono”, gli risponde la vittima. “Chi l’ha legata, quanti erano”, incalza il carabinieri. “Non ce la faccio, non ce la faccio…”, risponde il 56enne. “Ditemi dove siete, vi mando carabinieri e ambulanza”, insiste l’operatore. “Non mi ricordo dove abito, esattamente, …a fianco alle discarica ‘delle sette cainate’. Sono entrati due, con due pistole in mano. Mi chiedevano le armi, le armi, i soldi, e i soldi, ma io non ne avevo perché le armi non ce l’avevo più. Mi hanno legato mani e piedi a una sedia, per tante ore. Avevo solo 20 euro nel portafogli, gli ho detto prendetevi quello, e loro mi torturavano perché volevano sapere dove tenevo nascoste le armi”.