L’indiana Bajaj presenta la RE60, l’automobile low cost da 2300 dollari

ROMA – Bajaj, il colosso indiano delle due ruote e dei motocarri ha presentato in un evento fuorisalone la sua prima automobile, certamente una delle maggiori novità della New Dehli Auto Expo in programma per il 5 gennaio. La nuova RE60 è una piccola quattro posti low cost, che sfrutta l’esperienza della Bajaj nel settore dei motocarri per trasporto merci e persone (costruisce una vasta gamma di modelli derivati dall’iconica Ape Piaggio) proponendo una soluzione di mobilità individuale spartana ma adatta alle esigenze dei mercati emergenti. La RE60 pesa solo 400 kg ed utilizza un motore DTSi 4 di 200 cc che consente percorrenze dell’ordine dei 35 chilometri per litro, con emissioni di CO2 contenute in soli 60 g/km e una velocità di punta (70 km/h) paragonabile a quella dei 3 ruote.

L’auto è lunga 2,752 metri ed è larga solo 1,312 metri, con due layout per l’abitacolo: 2+2 posti e 1+3 posti. “Nei prossimi giorni parleremo con Renault-Nissan – ha detto durante la presentazione Rajiv Bajaj, direttore generale di Bajaj Auto Ltd – per decidere su una eventuale cooperazione. La RE60 potrebbe essere fabbricata, con piccole ma anche con grandi modifiche, anche per loro”. Bajaj, che produce circa 520 mila motocarri all’anno, di cui 300mila destinati all’esportazione, arriva al lancio della RE60 dopo essersi separata dal progetto di una ultra-low cost che era stato portato avanti con Renault-Nissan. L’auto viene fabbricata nell’impianto di Aurangabad, nella parte occidentale dell’India.

Nel 2008 Bajaj e Renault avevano presentato un prototipo della ultra low cost sviluppata in comune, ma l’auto è stata successivamente abbandonata per divergenze dei due partner sulle caratteristiche (Bajaj esigeva costi di gestione molto contenuti) e sul prezzo (Renault intendeva venderla almeno a 2.500 dollari). La nuova RE60, che potrebbe essere esportata inizialmente anche nello Srki Lanka, dovrebbe invece costare da 125.000 rupie in su, cioè da 2.300 dollari.

(Foto Ap/LaPresse)

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Lorenzo Briotti