
CANNES – Al Festival del Cinema di Cannes vanno in scena le “cattive ragazze”. La baby prostituta di 17 anni, e le ladre peccatrici di Sofia Coppola. Si tratta di due film in concorso che sicuramente faranno discutere, come ormai accade regolarmente al Festival di Cannes da 5 anni a questa parte.
Quello sicuramente più interessante, ma anche a rischio censura, è “Jeune & Jolie” di Francois Ozon. Si tratta di un film su una baby prostituta di 17 anni che vende il proprio corpo, ma non lo fa per soldi. I soldi non c’entrano. Lei, Isabelle, o meglio Lea, come si fa chiamare dagli sconosciuti con cui fa sesso a pagamento, non si prostituisce per comprare droga o generi di lusso. Segue semplicemente un impulso inspiegabile, legato a una prima esperienza deludente, o forse alla difficoltà del rapporto con gli adulti, una madre distratta, un padre assente dal giorno della separazione.
“L’argomento al centro del mio film – dice Francois Ozon – è la sensazione che si prova quando si hanno 17 anni e si sente che il proprio corpo si sta trasformando. Spesso, al cinema, l’adolescenza è idealizzata. Per quanto mi riguarda, è stato invece un momento complicato, di sofferenza e di transizione, di cui non ho mai avuto alcuna nostalgia. In Jeune & Jolie questo periodo è rappresentato più dal punto di vista ormonale che sentimentale, un periodo in cui accadono cose psicologicamente importanti, ma si è come anestetizzati, incapaci di decifrarle”.
Poco a che vedere con le borse Prada, con la moda e con i marchi, amati invece dalle ragazze descritte da Sofia Coppola in “The Bling Ring”. Un gruppo di ragazze perennemente euforiche. Isabelle (Marine Vatch), Nicki (Emma Watson) e le loro amiche, Sam (Taissa Farmiga), Chloe (Claire Julien), Rebecca (Katie Chang), attraversano insieme, nella stessa epoca storica, una delle più difficili fasi della vita: la conoscenza del peccato.
Le ragazze del “Bling Ring” di Coppola condividono una routine a base di Facebook, serial tv, shopping. L’attenzione al mondo femminile nella delicata fase adolescenziale non è certo una novità nell’ispirazione della figlia di Francis Ford Coppola: “Ho cercato di mantenere un rapporto empatico con le protagoniste della vicenda, di non giudicare, lasciando al pubblico la libertà di farsi una propria opinione sui fatti. Quello che mi interessava era soprattutto mostrare quanto possa essere forte l’impatto mediatico di certi stili di vita su una generazione a cui manca l’imprinting dei valori familiari”.
