BOSTON (STATI UNITI) – Lil Poopy, all’anagrafe Luie Rivera Jr., ha nove anni, e si è perfettamente calato nella parte del gangsta rapper di periferia, con tanto di auto di lusso, gioielli pacchiani, alcool e donne in abiti succinti che si aggirano per i suoi video musicali.
Qualcuno apprezza il talento artistico del bambino, altri restano sbigottiti. Di questo parere è anche il Dipartimento della Famiglia del Massachussetts, che ha denunciato il padre del ragazzino con l’accusa di abusi e abbandono di minore. La famiglia ha reagito chiamando in causa quei pregiudizi razziali tanto cari ai rapper e sostenendo che, se Lil Poopy non fosse stato ispanico, di certo non ci sarebbe stato tutto questo clamore: “I bambini attori bianchi recitano in scene anche più drammatiche, che includono sesso e violenza e vincono dei premi – ha detto l’avvocato Joseph Krowski alla AbcNews – Ma un ragazzino ispanico che fa rap viene indagato”.
Secondo Krowski il suo assistito avrebbe un “immenso talento” e la sua stella sarebbe “in continua ascesa”. Ma sta di fatto che il bambino canta cosa come “coca non è una brutta parola” oltre che a dare “schiaffetti” sul posteriore di modelle. Il video ha attirato l’attenzione della polizia, che ha segnalato il caso agli assistenti sociali.