La metà degli italiani fa sesso due volte a settimana. Il 41% degli uomini chiede la penetrazione anale. E il 19% delle donne accetta. Il sesso orale è abitudine consolidata al 70 per cento. La liberazione dei costumi sessuali è un fatto compiuto. Ma non è un’Italia libertina e scostumata, il piacere finalmente scoperto e praticato ha un confine dentro il quale si realizza: la coppia.
Secondo lo studio sociologico “La sessualità degli italiani”, il sesso non ci fa più paura. Siamo più disinibiti, con meno sensi di colpa e vergogna. Il 98% di noi fa l’amore per puro piacere, anche in età avanzata e senza quelle remore che bloccavano le nostre nonne. La verginità è diventata un feticcio di cui sbarazzarsi al più presto. Ci si masturba molto e senza vergogna.
Non fraintendiamo. Non siamo diventati sessuomani. La pornomania è una patologia tutta interna ai media. Una patologia di cui l’Italia vera, quella fatta dalle persone comuni, non soffre. E anzi. La portata ancor più rivoluzionaria del cambiamento nelle abitudini sessuali forse è tutta qui. Si fa più sesso e lo si fa anche meglio, ma lo si fa sempre di più dentro una coppia. Che non viene distrutta da una sessualità spregiudicata. Semmai ne viene avvantaggiata.
Un single, infatti, fa mediamente sesso due tre volte in meno al mese rispetto ad un “accoppiato”. E l’80% degli italiani ha in tutta la sua vita poche relazioni importanti (non più di tre), intervallate da rari attimi di “disinvoltura”. Anche la prima volta, che soprattutto per le donne avviene sempre prima rispetto al passato, intorno ai 20 anni, accade spesso con un partner stabile.
Insomma tanto sesso, fantasioso e spregiudicato ma sempre con la stessa persona. E guai ad andare a cercare storie “extra casalinghe”: otto italiani su dieci condannano l’infedeltà anche se tollerano la cosiddetta “scappatella tecnica”. Parlando in gergo volgare: una “botta e via” non si rifiuta a nessuno.
Siamo diventati un popolo sessualmente disinvolto, insomma. Le nonne prima di concedersi ai nonni si facevano il segno della croce, le nipoti nel 70% dei casi fanno sesso orale abitualmente. Sempre meno italiani, oggi, ritengono che una donna non sia rispettabile se mostra interesse per il sesso.
A essere caduti, infine, sono anche i tabù più estremi. Quella che una volta veniva considerata la perversione più grande, il rapporto anale, sembra ormai l’abitudine per circa la metà dei maschi italiani. E ciò che sorprende ancora di più è che di questi, il 16% si dichiara credente e cattolico praticante. Quegli stessi cattolici che sotto le lenzuola abbandonano i principi religiosi. Oggi l’83% di loro ammette i rapporti prematrimoniali, l’81% la convivenza, il 67% la masturbazione, il 60% gradisce il rapporto orale.
Un unico dato è rimasto simile a molti anni fa. Lui lo fa per raggiungere l’orgasmo, lei lo fa soprattutto se c’è sentimento. Forse la chiave per capire il perché di tanta differenza sta tutta in un dato: nove maschi su dieci pensano che le compagne raggiungano sempre l’orgasmo. Ma due donne su tre ammettono di fingere.
