PARIGI – E’ un omaggio a Amy Winehouse la sfilata della haute couture di Jean Paul Gaultier. La cantante é morta lo scorso anno, era appena ventisettenne: forse era ancora un po’ presto per portare in passerella i suoi cloni, con l’inevitabile ritmo della gioia che una sfilata comporta. Ma tant’é, è andata così e Gaultier è comunque un uomo di cuore: quattro cantanti Gospel hanno ritmato i successi di Amy.
Inevitabile pensare a un nuovo funerale quando le modelle, con capelli cotonati ed eye liner, sono tornate in passerella per un finale con il velo del lutto, nero o colorato, orlato di frange o ricamato, ma sempre stravagante. “No, no, no” il celebre ritornello di ‘Rehab’, uno dei successi della Winehouse, ma anche il simbolo del suo sottrarsi all’idea di guarire e di cambiare, ha aperto la sfilata. Una ragazza con la frezza bianca, poi un’altra con il naso importante, una terza con la sigaretta.
Tutte pettinate e truccate come Amy: il tailleur ha la giacca asimmetrica che ricorda un certo disordine, la redingote strizzata dalla cintura a bustino richiama alla mente l’ossessiva ricerca di una vita sottile. Ma questa è pur sempre la haute couture di Gaultier, una serie perfetta di robe-manteau in pizzo, di redingote foderate con i lustrini, di completi in paillettes a colori sparati o in rafia dorata. Lunghi trench in taffetas, abiti da sirena in pizzo arancione, reggiseni di perle e grandi gonne fluo, e perfino due uomini difficilmente distinguibili tra le modelle.
(Foto Ap/LaPresse)




