Righetti, il docente accusato di sessismo: “Modella svestita fa capire la scienza”

Righetti, il docente accusato di sessismo: “Modella svestita fa capire la scienza”

ROMA – Parla Pier Giorgio Righetti, il docente del politecnico di Milano, ricercatore associato al Mit e all’Università di Harvard, è, soprattutto, l’autore della ricerca con foto sexy pubblicata su Journal of Proteomics, la rivista ufficiale dell’European Proteomics Association (EuPA). Ricerca per la quale Righetti è stato accusato di sessismo.

È vero che il rettore vuole lasciarla a casa?
«Non so, gli ho scritto ma non mi ha risposto. Mi metteranno al rogo come le streghe, farò la fine di Savonarola. Per fortuna mi sento a posto in scienza e coscienza».
Ma che cosa le è venuto in mente?
«Per presentare le mie ricerche scelgo immagini e titoli divertenti. Che non hanno niente a che vedere col sessismo. Legga i commenti, a parte le critiche di tre ricercatrici americane — piccate perché non le ho citate — la gente sta dalla mia parte. Ricevo premi e riconoscimenti internazionali, a novembre verrò insignito a Atlanta. Cercare di screditarmi per questa storia è patetico ».
Pier Giorgio Righetti, 73 anni, da Forlì, non torna indietro e difende con forza la foto del peccato: una modella nuda con due noci di cocco sul seno usata per presentare la ricerca “Harry Belafonte e il proteoma segreto del latte di cocco». «Chi si scandalizza e mi accusa di sessismo, è messo male. Per altro quella foto è online da due anni: perché solo adesso tutto questa indignazione? ».
Ammetterà che una biondona svestita è un supporto grafico un po’ irrituale per una ricerca scientifica sulle proteine.
«Irrituale si, ma non sessistané pornografico. È solo un graphical abstract, me li richiede il «Journal of proteomics». Li uso da quattro anni. Quello che conta è la validità scientifica dello studio: abbiamo scoperto più di 300 proteine contenute nel latte di cocco, di cui non si sapeva niente. La foto della coconut girl attira la curiosità della gentepiù dei titoli noiosi di tanti colleghi soloni e bacchettoni».
Può anche essere divertente, dipende dal contesto. Comunque la sua sembra una fissa: due anni fa a corredo di uno studio sulle proteine del miele sparò due fanciulle avvenenti con giubbino di pelle e chitarra in mano. Pura scienza.
«E quindi? Quelle chitarriste sono un duo, si chiamano «The Bees», le api. E poi mica la chitarra è un simbolo fallico».
Lei ci gioca sopra. Scienziato e comunicatore. Ma la comunità scientifica le sta ricordando che non siete al bar.
«Il 95 per cento dei lettori è con me, leggere per credere. Ho fatto un lavoro straordinario sul latte di asina che può salvare la vita ai bambini. E sa come l’ho intitolato? Il «liquido da bagno di Poppea » (la moglie di Nerone, usava il latte di asina per lavarsi). Per dire come ragiono. Faccio una scelta, mi invento titoli non respingenti, che abbiano un certo appeal. Chi mi accusa o è in malafede o è in sofferenza perché avrebbe desiderato più visibilità per il suo lavoro. Come dice Rossini: la calunnia è un venticello».
Già. Adesso però a mollo nel latte rischia di finirci lei. La figura sul coconut al Politecnico se la sono segnata. Che succede, le tagliano il contratto?
«Sono già in pensione da due anni (sorride). Che cosa mi possono fare? Magari mi toglieranno l’ufficio, o la nomina di professore onorario. Sono un professore disonorevole, un cattivo maestro…».
Ieri in università facevano finta di non sapere niente di lei, nessuno aveva il suo numero di telefono… Perché?
«Deve chiederlo a loro. È curioso che il professor Maurizio Masi, responsabile del dipartimento di Chimica dove insegno, non avesse i miei contatti! Li hanno eccome, è che forse sono avvezzi a un’eccessiva seriosità».
È preoccupato?
«Zero. Giro il mondo e sono abituato a essere valutato solo per le mie capacità scientifiche. Ho un H-Index di 60, Einsten aveva 100. Vuol dire che come ricercatore sono arrivato sull’Everest ».
Published by
Gianluca Pace