ROMA – Alla scuola media Mazzini, in via delle Carine a Roma, fiore all’occhiello dell’offerta formativa della Capitale, hanno dovuto chiamare lo psicologo per risolvere il trauma di un filmino porno girato sotto banco tra i ragazzini. Tutto è cominciato per scherzo, quando un’alunna riceve e invia a sua volta il video da una cugina più grande e un po’ maliziosetta.
La clip gira su WhatsApp, tutti cliccano incuriositi, ridono e sghignazzano. Qualcuno sbarra gli occhi sbigottito e racconta la bravata a mamma e papà. Scandalo, proteste dei genitori, la scuola che si difende: non c’entra con quello che succede sui telefonini dei ragazzi.
Segue una discreta indagine interna per venire a capo della catena. E alla fine convocano lo psicologo per
“aiutare a contestualizzare quelle immagini, a capire come e dove hanno colpito l’immaginazione dei ragazzini e possono aver distorto la loro crescita emotiva”.
“Parliamo sempre di adolescenti, e non si sa che tipo di reazione interiore può scatenare un certo tipo di immagini- precisa una delle docenti – Sarà probabilmente una reazione diversa tra i maschi e le femmine, differente in base al grado di maturità di chi le vede, ma in ogni caso va intercettata, compresa e indirizzata”.
Del resto, se i telefonini a scuola sono vietati, non è solo per evitare che gli studenti copino durante i compiti in classe. “Siamo consapevoli che, da strumento di comunicazione, sono diventati inquietanti apparecchi di collegamento col mondo esterno”, spiega rammaricata la vicepreside Annalisa Arzone.
L’episodio poi è accaduto fuori dalle mura scolastiche:
“Quello che gli alunni fanno nei bagni oppure appena usciti di qui non possiamo controllarlo”.
Ma alla scuola media Mazzini, lo scandalo diviene opportunità di crescita e anziché lavarsene le mani hanno pensato bene di chiedere l’aiuto esperto dello psicologo dello sportello permanente. Una conquista, di cui la scuola media Mazzini, può essere fiera:
“Lo sportello dell’ascolto è il posto a cui i ragazzi, previo parere favorevole dei genitori, possono in qualsiasi momento dell’anno scolastico rivolgersi per parlare dei propri problemi: perché non sempre le famiglie si accorgono di quanto sta succedendo ai propri ragazzi e non sempre i docenti riescono ad essere visti come possibili confidenti”.