Salvatore Parolisi “uccise Melania Rea per sesso negato”: motivazioni del gip

Salvatore Parolisi (Foto Lapresse)

TERAMO – “Melania Rea è stata uccisa per aver respinto Salvatore Parolisi che voleva un rapporto sessuale”: secondo la ricostruzione del giudice per le indagini preliminari di Teramo sarebbe questo il motivo che ha scatenato il raptus omicida nel caporal maggiore dell’Esercito. 

Il Messaggero riporta alcuni estratti delle motivazioni della sentenza di primo grado all’ergastolo per Parolisi, in carcere dal 19 luglio del 2011 per l’omicidio della moglie Melania Rea.

Secondo ilo gip Marina Tommolini, l’omicidio “è maturato nell‘enorme frustrazione vissuta da Salvatore Parolisi nell’ambito di un rapporto divenuto impari per la figura ormai dominante di Melania”.

Il giudice ha ricostruito le ultime ore di vita di Melania Rea. La mattina del 18 aprile 2011 la giovane donna era a Colle San Marco con il marito e la figlioletta. I tre si sono spostati al chiosco della pineta a Ripe di Civitella. Intorno alle 15 di quel pomeriggio la bambina era a dormire in auto, al caldo. Salvatore, secondo la ricostruzione del gip, avrebbe indossato sopra i suoi abiti civili i pantaloni militari e la cassa in goretex. 

Poi si sarebbe munito “di un coltello a serramanico forse per cercare un albero della cuccagna da portare alla suocera o forse per tagliare un qualcosa da mangiare che Melania aveva portato per la merenda della bambina, senza poter escludere che avesse anche le scarpe ed i guanti militari”.

Melania sarebbe andata dietro al chiosco per fare pipì. Scrive il Messaggero:

Secondo il giudice suo marito, vedendola seminuda, verosimilmente si eccita, avvicinandola e baciandola per avere un rapporto sessuale. Ma Melania, sia per il problema dell’ernia, sia per il fatto della presenza in auto della figlia, lo rifiuta. Forse rimprovera anche pesantemente Salvatore che, a quel punto, reagisce all’ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi. Melania tenta di reagire e di prendere il cellulare che forse aveva nella tasca del giacchino, ma con la difficoltà dell’avere ancora i pantaloni abbassati cade in ginocchio, e, con le braccia divaricate, si appoggia sulle tavole. Pochi minuti e la sfilacciata relazione finisce nel sangue. Saranno le bugie dette dal caporal maggiore ad incastrarlo.

“Nel tentativo di allontanare i sospetti che lo vedevano come il maggior indiziato per il delitto di Melania – si legge ancora nelle motivazioni – ha fornito una mole di menzogne (così com’era solito fare nella propria vita quotidiana) che, inconsapevolmente, se valutate unitamente a tutti gli altri elementi raccolti, hanno costituito una sorta di confessione». Confessione mai fornita agli inquirenti perché Salvatore ancora oggi continua a dichiararsi innocente.

 

 

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Maria Elena Perrero