
LISBONA – “Per le donne il sesso dopo i 50 anni è meno importante”: con queste parole la Corte Suprema portoghese ha stabilito che una vedova di 69 anni che a causa di un intervento sbagliato non può avere rapporti sessuali avrà un risarcimento minore rispetto a quello che spetterebbe se fosse un uomo.
Era il 1995 quando Maria, che all’epoca faceva la donna delle pulizie, su consiglio del proprio medico si sottopose ad un intervento chirurgico per rimuovere le ghiandole che secernono i fluidi della lubrificazione vaginale. Sarebbe dovuta essere un’operazione di routine, ma qualcosa andò storto. Da allora Maria soffre di incontinenza e non può avere rapporti sessuali senza provare un forte dolore.
Iniziò allora una lunga battaglia legale. Maria ottenne 172mila euro di risarcimento. Ma la clinica è ricorsa in appello ed in questi giorni la Corte Suprema ha deciso di ridurre il risarcimento dal momento che “al momento dell’operazione era già madre di due figli e aveva 50 anni, età in cui il sesso, per una donna, non ha la stessa importanza di quando si è giovani”.
La sentenza ha suscitato un ampio dibattito nel Paese. Contrarie, ovviamente, le femministe, che l’hanno bollata come “vergognosamente maschilista”. Ma di sessismo ha parlato anche João Gama, professore di diritto all’Università cattolica di Lisbona, dicendo che la sentenza riflette un pregiudizio sessista e socioeconomico: se fosse stato un uomo di una condizione sociale più elevata, sostiene Gama, non sarebbe andata così. E ha ricordato il caso di un ricco uomo di 55 anni che soffriva di un problema di erezione dopo che gli era stata rimossa la prostata senza che fosse necessario e per questo è stato risarcito con 100mila euro.