
ROMA – Lo sperma “non invecchia”. Almeno quello che serve per la fecondazione assistita. Quello donato dagli uomini più anziani è ‘efficace’ come quello degli uomini giovani ai fini del successo dei trattamenti di fecondazione assistita: è quanto emerge da uno studio presentato al congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia.
Un raffronto fatto in Gran Bretagna ha mostrato infatti che l’età media dei donatori è salita dopo che nel 2005 è stato rimosso il diritto all’anonimato del donatore. Attualmente l’età media dei donatori è passata dai 26 anni prima che la legge cambiasse, a 34 anni. ”Un’enorme differenza – commenta Meenakshi Choudhary, del Centro di fertilità di Newcastle, autrice dello studio – che può preoccupare le donne, che sono già più ‘vecchie’, e le cui chance di rimanere incinta sono minori”.
La ricercatrice ha analizzato i dati di 39.282 cicli di fecondazione in vitro fatti tra il 1991 e il 2012, arrivando alla conclusione che gli uomini più grandi avevano lo stesso tasso di successo di quelli più giovani.
”Sulla base di questi risultati possiamo dire che l’età non ha importanza, se lo sperma è di buona qualità”.
Ma secondo Allan Pacey, dell’università di Sheffield,
”non bisogna pensare che gli uomini sono invincibili rispetto all’invecchiamento riproduttivo. Sappiamo infatti che le loro possibilità di mettere incinta una donna si riducono con l’età. Non bisogna quindi applicare questi dati in modo acritico. E’ meglio comunque cercare di avere figli prima dei 40-45 anni”.
