VIRGINIA – Ha cercato di tagliarsi il pene con tre rasoi usa e getta per circa tre ore. Poi è stata fermata, e sono stati necessari 21 punti di sutura. E’ la storia di Ophelia De’lonta, transessuale in carcere in Virgina che non può permettersi un’operazione per cambiare sesso, e così ha cercato di farlo da sola.
Un’adolescenza fatta di rapine, traffico di droga e armi. Il tutto per sopravvivere, ma anche per pagarsi quel tanto agognato intervento chirurgico che gli permettesse di uscire da quel corpo da uomo in cui è nato ma che non lo rispecchia. In carcere le è permesso di prendere ormoni femminili e indossare l’uniforme di una donna, e gli viene rivolto il “lei”, ma non si va oltre.
Il Dipartimento della Virginia le ha negato il trasferimento al carcere femminile, e il pagamento per un intervento chirurgico genitale. E così poi è arrivato il gesto estremo.
Al carcere non possono essere sicuri che non ci proverà di nuovo, anzi De’lonta pensa che anche la morte potrebbe essere migliore che continuare a vivere con i genitali maschili. Un altro detenuto transgender ha intentato una causa simile in California, e Todd Gilbert, avvocato in materia di sistema sanitario carcerario, ha sostenuto che “una prigione non è tenuta per legge a dare a un prigioniero l’assistenza medica che invece avrebbe ricevuto se fosse stato una persona libera, magari benestante”. E aggiunge: “E’ assurdo pensare che i contribuenti vogliano sostenere cambiamenti di sesso con le loro tasse”.