
MONACO DI BAVIERA – Cinque settembre 1972: un gruppo di terroristi palestinesi irrompe nel villaggio Olimpico di Monaco di Baviera. Sequestra undici atleti che erano là per gareggiare. Sono tutti israeliani, tutti olimpici. Vengono sequestrati, torturati e uccisi dopo un fallito blitz della polizia per liberarli. I terroristi volevano trattare la liberazione di alcuni prigionieri in Israele: non andò così. E quel 5-6 settembre 1972 passò alla storia come il “massacro di Monaco” e fu certamente il momento più orribile della storia delle Olimpiadi.
A distanza di oltre 40 anni da quanto accaduto arrivano ulteriori agghiaccianti dettagli su quanto accaduto in quelle 24 ore. Ci pensa un documentario che racconta come sono stati trattati quegli 11 prigionieri durante il sequestro: “Munich 1972 & Beyond”. Ne parla nel dettaglio il New York Times e quello che rivela è sconcertante. Traduce Dagospia:
Nel settembre 1992, l’avvocato delle vedove degli atleti ricevette le immagini di quanto era successo vent’anni prima, e Ilana Romano (moglie del pesista Yossef) and Ankie Spitzer (sposata con l’allenatore di scherma André) insistettero per vederle. Le donne acconsentirono anche a non parlare mai pubblicamente di quelle immagini, che fino a quel momento non pensavano nemmeno esistessero.
Almeno uno di loro, Yossef Romano, fu castrato dai sequestratori sotto gli occhi dei suoi compagni. “Immaginate cosa gli altri nove abbiano provato stando a guardare?”, commenta la vedova di Romano. “I terroristi hanno sempre sostenuto di voler solo liberare i loro compagni dalle celle in Israele”, osserva Ankie Spitzer. Ma, evidentemente, non venivano in pace.