“Alma Shalabayeva non è agli arresti domiciliari”: parla governo Kazakistan

“Alma Shalabayeva non è agli arresti domiciliari”: parla governo Kazakistan (foto Ansa)

ASTANA, KAZAKISTAN – Caso Ablyazov, Alma Shalabayeva “non è agli arresti domiciliari” secondo il governo del Kazakistan. Le parole, ricorda il Corriere della Sera, stridono con quelle di uno degli avvocati della donna:

Una versione dunque ben diversa da quella di Vincenzo Cerulli Irelli, uno dei tre legali della Shalabayeva, che ha dichiarato che la donna «si trova agli arresti domiciliari ad Almaty». «Il nostro governo subito si è mosso con il governo kazako per il bene della signora», ha aggiunto, «da questo punto di vista siamo tranquilli, ma resta il fatto della gravissima irregolarità delle nostre forze di polizia compiuta all’insaputa del governo»

Invece l’Ansa riporta le parole del governo kazako:

la donna ”non è in prigione o agli arresti domiciliari”, ma ha obbligo di residenza ad Almaty per il pericolo di fuga, essendo indagata in una inchiesta per corruzione sul rilascio di passaporto per il marito e i famigliari. ”Tutti i diritti e le libertà della signora Shalabayeva, come previsto dalla legislazione kazaka e dalla legge internazionale, sono pienamente rispettati e garantiti dalle forze dell’ordine del Paese”, ha riferito all’ANSA un portavoce del ministero degli esteri kazako, assicurando che la donna ”non e’ accusata dei crimini di Ablyazov” e ”non sara’ perseguita per le azioni” del marito, ex ministro dell’energia ed ex banchiere diventato uno dei piu’ fieri oppositori del presidente Nursultan Nazarbaiev.

L’Ansa poi continua a spiegare la vicenda, sempre per bocca dei rappresentanti del governo kazako:

Le autorita’ del Kazakistan definiscono la decisione di espellere Shalabayeva una ”questione interna” dell’Italia e prendono atto che il suo annullamento restituisce a lei e alla figlia il diritto di tornare in Italia ”in futuro”. Ma il problema, sottolineano, e’ che ora ”e’ considerata a rischio di fuga e non le e’ permesso lasciare la citta’ di Almaty (che ha scelto volontariamente come luogo di residenza per il periodo dell’inchiesta) senza l’autorizzazione delle autorita’ investigative”. La donna, che ad Almaty vive con i suoi genitori, e’ coinvolta in una indagine legata al rilascio illegale di passaporti per il marito e i suoi familiari in cambio di denaro. Gli inquirenti, spiega sempre il ministero degli esteri, stanno accertando con i loro colleghi all’estero se Shalabayeva abbia mai usato tali documenti.

Su di lei, secondo quanto si e’ appreso, non pendeva alcun ordine di cattura ma ora e’ una cittadina kazaka sottoposta alle leggi del suo Paese. Secondo alcuni analisti locali, ben difficilmente Nazarbaiev le consentira’ di partire finche’ il marito sara’ all’estero, mentre non e’ facile capire quale sara’ l’esito dell’inchiesta, vera e propria spada di Damocle che potrebbe essere usata come leva di pressione su Ablyazov.

L’uomo e’ sfuggito alle autorita’ kazake nel 2009 dopo la scoperta di un buco di 15 miliardi di dollari nella banca Bta di cui era presidente: in quell’anno fu emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti per frode e malversazione dei fondi della Banca, nonche’ riciclaggio e partecipazione ad un gruppo criminale organizzato. Le autorita’ russe e ucraine hanno emesso distinti ordini di arresto per crimini collegati.

In Kirghizistan sono state aperte inchieste contro funzionari dell’immigrazione accusati di aver rilasciato illegalmente passaporti kirghizi a Ablyazov ed altre persone in cambio di soldi. Nel frattempo la banca Bta ha citato Ablyazov in una corte civile della Gran Bretagna, dove aveva ottenuto asilo politico, e recentemente ha vinto la causa all’Alta Corte per recuperare 4 miliardi di dollari di cui si sarebbe appropriato.

Ablyazov ha lasciato quindi la Gran Bretagna dopo che un giudice lo ha condannato a 22 mesi di prigione per aver tentato di nascondere la provenienza dei suoi ingenti beni, sentenza confermata dalla Suprema corte in appello. La sua opposizione a Nazarbaiev comincio’ nel 2001, con la fondazione di un movimento politico di opposizione, Scelta democratica del Kazakhstan: l’anno successivo fu condannato a sei anni per ”abuso di potere compiuto in qualita’ di ministro” ma dieci mesi dopo fu rilasciato a condizione che rinunciasse all’attivita’ politica. Nazarbaiev lo perdono’, ma quando riprese a sostenere l’opposizione, anche finanziariamente, il ”papa’ di tutti i kazaki”, come e’ chiamato dalla sua gente, si senti’ tradito due volte

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Alberto Francavilla